Fiat chiede cassa integrazione a Melfi

Fiat ha richiesto la cassa integrazione per preparare gli impianti a produrre nuovi modelli. Fiom già sul piede di guerra. Marchionne: "Non chiuderemo altri impianti in Italia"

Stabilimento Fiat di Kragujevac
Stabilimento Fiat di Kragujevac

Mentre a Pomigliano il reintegro di 19 operai iscritti alla Fiom rischia di far licenziare altrettanti lavoratori, nello stabilimento Fiat di Melfi (Potenza) il Lingotto ha chiesto la cassa integrazione straordinaria dall'11 febbraio 2013 al 31 dicembre 2014 per ristrutturazione aziendale. Gli impianti, infatti, dovranno essere rimodernizzati e preparati alla produzione di due nuovi modelli già annunciati dalla casa automobilistica.

I sindacati sono già in allerta. Leonardo Brumo della Fim Cisl Basilicata sottolinea che "l’avvio della ristrutturazione offre allo stabilimento di Melfi prospettive future molto concrete e lo impegna in una dimensione non solo più europea ma mondiale e questo è l’aspetto più significativo per una rapida uscita dalla crisi". Maggiore preoccupazione, invece, in Fiom-Cgil: "Ad oggi ancora non si conoscono i dettagli degli investimenti per lo stabilimento", ha detto il segretario regionale del sindacato, Emanuele De Nicola, ricordando che la richiesta "arriva dopo gli annunci in pompa magna dei giorni scorsi, alla presenza del presidente del Consiglio, Mario Monti e del presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo e dei segretari generali di Cisl e Uil".

Sergio Marchionne ha però rassicurato che "Fiat non chiuderà altri impianti in

Italia" dopo quello di Termini Imerese e quello di Valle Ufita, in provincia di Avellino. Anzi, afferma l'ad italocanadese, i tagli di posti di lavoro effettuati in Polonia hanno protetto i lavoratori delle fabbriche italiane.

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