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Alla fine Cl si ricompatta: «Vogliamo restare nel Pdl»

Raffica di incontri per Formigoni, che a breve vedrà l'ex premier. Mauro si smarca: "Pensavo che Berlusconi avrebbe incoronato Monti..."

Alla fine Cl si ricompatta:  «Vogliamo restare nel Pdl»

La grande diaspora non c'è. Almeno per ora. La famiglia ciellina resta, sia pure con molti ma e molti se, nel perimetro del Pdl. Sarà per calcolo, sarà per convenienza, ma l'esodo non c'è stato. Non è detto che sia stato scongiurato, ma al momento la grande fuga in direzione Monti non si è verificata. Maurizio Lupi, che pure vive un dramma, ha deciso di rimanere con il Cavaliere. E anche Roberto Formigoni, che molti davano in partenza, ha schiacciato il freno. Solo Mario Mauro, il combattivo capodelegazione al parlamento europeo, sembra con un piede fuori dal partito. Ma Mauro lavora a Bruxelles e forse vive con meno enfasi e con un occhio diverso gli spostamenti millimetrici che si svolgono sullo scacchiere italiano. Pure lui non ha ancora detto l'ultima parola.

Certo, mai come nelle ultime settimane l'area ciellina, un grande serbatoio di voti come si vede regolarmente ad ogni Meeting di Rimini, è parsa frazionata. I berlusconiani duri e puri. I filomontiani. I disillusi. Spinte e controspinte. Le capriole della politica politicante. Gli umori dell'elettorato che fluttuano. E i leader che navigano a vista. «Il vecchio, mitico monolite non esiste più - spiega al Giornale Mario Mauro - prima ci accusavano di avere un pensiero unico, ora che emergono differenze e sottolineature diverse ci si meraviglia. Ma a torto, anche perché in un fase difficile e incerta come questa è normale che ci sia dibattito e diversità di idee. Non solo dentro Cl, ma in un ambito ben più vasto come quello del centrodestra».

E però il dato politico, sia pure fragile, di queste ore è che si sta ricomponendo una certa unità sotto il mantello del Cavaliere. «Il presidente Formigoni - dicono dal grattacielo della Regione Lombardia - sta lavorando dietro le quinte per ricomporre l'unità del Movimento, insomma di quell'area che si ispira al Movimento, dentro il Pdl». Ecco: Formigoni non trasloca, ma preme sugli amici per continuare la battaglia per il rinnovamento all'interno del partito fondato da Berlusconi.

Certo, la ridiscesa in campo del Cavaliere ha scompaginato i piani di molti dirigenti del Pdl, compresi probabilmente quelli che si ispirano a don Giussani. Ma adesso si fanno i conti con quel che passa il convento: si pesa il centro, la cui consistenza è ancora tutta da verificare. E molti considerano anche il fatto che prima o poi Monti finisca con il fare l'occhiolino a Bersani. Anzi, per qualcuno l'accomodamento è già iniziato. E certo, sarebbe un finale beffardo e indigeribile quello che alcuni prospettano: lavorare per Monti e poi ritrovarsi Monti alleato di Bersani. Scenario che proprio non va giù. Che fare? In queste giornate convulse, le domande si sono accumulate e alla fine la famosa scissione non c'è stata. Non c'è stata nel Pdl e non c'è stata, fatte le debite proporzioni, nella componente ciellina. Oltretutto sarà difficile trovare uno strapuntino libero nelle affollatissime liste su cui vigilerà, dall'alto del suo seggio di senatore a vita, il professore. E insomma, le tante obiezioni centrifughe sono state congelate. Ora la rincorsa del Cavaliere alla sinistra mobilita di riflesso anche chi prima osteggiava la sua candidatura. Formigoni incontrerà nei prossimi giorni il Cavaliere: certo, c'è il macigno Albertini sulla strada della ricomposizione del partito, ma il pressing del Cavaliere ha modificato gli equilibri e in qualche modo ha semplificato la situazione. Ci si prepara ad una campagna elettorale che sarà dura, durissima, tutta in salita. Ma proprio per questo l'opzione Monti, col rischio di lavorare di fatto per Bersani & soci, accorcia lo spazio dei ragionamenti, dei distinguo, delle sfumature.

Resta la questione che Mauro pone agli amici, fra Roma e Milano: «Credevo che alla fine il Cavaliere avrebbe incoronato Monti, candidandolo alla sua successione. Attenzione: ho detto Monti, personaggio autorevole e apprezzato in Europa, non il governo Monti. Ma è andata in un altro modo e si è persa un'occasione». Così anche il mondo ciellino andrà al voto in ordine sparso.

Ma Berlusconi non finirà in soffitta.

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