Il finto schiaffo del Prof al Pd: "Non sarò la vostra stampella"

Il premier a parole frena sull'alleanza dopo il voto con Bersani. Tra i candidati la cantante ipovedente Minetti ma Pisanu rischia di restare fuori

Il finto schiaffo del Prof al Pd: "Non sarò la vostra stampella"

Roma - Sfilatosi le «scarpette da danza classica», Mario Monti continua a far bella mostra di scarpe finalmente «della mia misura». Stivali da futuro premier, ambirebbe, non i mocassini ministeriali che gli cuce addosso il Pd. Anche se nella vita mai dire mai, il Prof che parla ai microfoni di Radio Montecarlo è chiaro nelle sue intenzioni. Alla proposta di un futuro governo Bersani-Monti non chiude la porta: «Prematuro parlarne», dice. La giostra comincerà solo dopo essersi misurati nelle urne. Il Senato sarà il luogo dei giochi, Casini direttore d'orchestra; se riuscirà, dal podio di presidente. A quel punto, chissà, l'uomo delle salite potrà puntare sul Colle avendo il fucile carico per impallinare Prodi («Un uccellino dice che me l'hanno già proposto? Ci sono anche uccellini riservati»).
Il Prof non accetta di fare il ministro dell'Economia: «Non è a quello a cui voglio candidarmi, e dovrei riconoscermi moltissimo per trovarmi a mio agio in un governo altrui». Buona educazione impedisce di svelare prima del tempo ciò che logica suggerisce: cioè che il Pd sarà il primo partito e i centristi la stampella di un governo senza maggioranza a Palazzo Madama. Non senza un prezzo da pagare, però. A questo ci penseranno Casini e Fini, mentre Monti farà lo choosy sugli alleati. «Ci sono posizioni diverse nel Pd, un po' di tutto, sulla Tav, sulle politica economica, sul fiscal compact...». Primo campanello d'allarme per il socio da scaricare, Nichi Vendola.
Per il momento, però, occorre concentrarsi a far votare gli indecisi. «Non sarò la stampella di nessuno, semmai la scala d'ingresso della società civile nella politica». Il Prof si dichiara pure «sorpreso positivamente» dei sondaggi modesti, tanto «non ho fiuto» ed è difficile «valutare la forza di partiti appena nati». Prima di rituffarsi nel gran finale della trattativa sulle liste, che renderà note oggi, non risparmia un po' di battute che lo distanziano da Berlusconi (con cui dice di condividere solo l'amore per barzellette e Milan). In particolare, rimprovera al Cavaliere i volatili giudizi sul suo governo, ieri definito «tragico»: «Si fissasse un po' meglio le idee, perché non ha fatto lui in otto anni di governo ciò che rimprovera al mio?». In ogni caso, «spera proprio» che il Pdl «non abbia speranze».
Nella composizione delle liste Monti adotta il metodo Bersani: centellina qualche nome al giorno. Dopo i primi «vip», ieri è stata la volta dei giovani della società civile. Carmelo Lentino, calabrese, presidente del Forum dei giovani, Carolina Girasole, sindaco «coraggio» di Isola Capo Rizzuto, Stefano Quintarelli, esperto Web e la cantante Annalisa Minetti, ipovedente e atleta paraolimpica. A essi viene aggiunto il nome della «top scienziata» Ilaria Capua in Veneto («Serve più merito»). Ma è anche il giorno della conferma per Gabriele Albertini, candidato al Senato in Lombardia con Pietro Ichino e Mario Mauro (ex pdl): un tridente giudicato assai «ostile» da Bersani che proprio sulla regione-Ohio si gioca la maggioranza. Ulteriore segno che nelle prove di intesa centristi-Pd non mancheranno colpi bassi (Albertini ci marcia: «Se azzoppo Bersani è meglio!»).
Gioiscono per l'arrivo nel porto sicuro i candidati pretesi da Fini al Senato: Benedetto Della Vedova, Giulia Bongiorno, Giuseppe Consolo, Alessandro Ruben e Mario Baldassarri. Si aggiungeranno, nel gruppo unico imposto dal Prof, alla decina di nomi dell'Udc (Casini, Cesa e Buttiglione a guidar la pattuglia, lasciando la lista per Montecitorio alla sapiente guida di Roberto Rao, braccio destro di Pierfurby). Paiono sicuri anche Antonio De Poli, Mauro Libè e Giorgio Guerrini.
Purtroppo «non c'è posto per tutti», si rammarica Monti. È infatti anche il giorno dedicato all'amor proprio del «trombato sicuro». Un mesto «ho deciso di non ricandidarmi» che accomuna Stefano Ceccanti e Salvatore Vassallo (Pd), Alfredo Mantovano (Pdl) e l'ex tutto Beppe Pisanu, visibilmente irritato: «Non partecipo ad esami di ammissione nelle liste, non ho l'età». Quando lo cantava Gigliola Cinquetti nel '64, lui era già pezzo grosso a Piazza del Gesù.

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Il giornalista e direttore del «Tempo» sarà candidato con la lista del premier Mario Monti

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