RomaGrandi attese, tempi molto ristretti e il «salva Roma» a rendere più difficile il tutto. Ieri la macchina delle riforme economiche - che il neo presidente del Consiglio vorrebbe funzionasse a pieni giri - è stata temporaneamente deviata sui 485 milioni di euro che lo Stato deve dare alla capitale per evitare il default dell'amministrazione comunale, previsti dal decreto ritirato mercoledì. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha dovuto seguire la vicenda, affrontata anche in un vertice a Palazzo Chigi con il premier e tutti i dicasteri interessati. Alla fine i due ex colleghi di Ignazio Marino, Graziano Delrio e lo stesso Renzi, hanno assicurato al sindaco di Roma che presto, forse già al Consiglio dei ministri di questa mattina, ci saranno i soldi per tappare l'ennesimo rosso romano.
Ancora agli inizi gli altri cantieri aperti: la restituzione dei debito della pubblica amministrazione, la riduzione delle imposte e la riforma del lavoro. Proprio su questa ieri è arrivato un incoraggiamento da parte del Fondo monetario internazionale. Bene le riforme preannunciate dal premier Matteo Renzi, «ora aspettiamo la loro piena attuazione», ha detto il portavoce del Fmi Gerry Rice, che ha poi sottolineato l'importanza di quella del lavoro, «soprattutto la flessibilità nei contratti». Il governo intende introdurre maggiore flessibilità in entrata e un sistema di incentivi universale che superi la cassa integrazione. Sfide difficili. La prima politicamente, perché l'introduzione di nuove flessibilità potrebbe non essere accettata dalla maggioranza, a partire dal Pd, partito del quale il premier è leader. La seconda è invece una riforma molto costosa.
In fase più avanzata la restituzione ai privati dei crediti che vantano nei confronti della pubblica amministrazione. Renzi ha deciso di pagare 60 miliardi di euro subito, prima che entrino in vigore i patti europei sul debito. Lo strumento dovrebbe essere l'obbligo per gli enti pubblici di indicare una data certa per il pagamento e una sorta di silenzio assenso sulla certificazione dei crediti.
Tutto politico anche il nodo della riduzione fiscale. Mercoledì il premier ha ipotizzato l'utilizzo di tutti i dieci miliardi di euro previsti per il cuneo fiscale e per la riduzione dell'Irap. Contro questa impostazione ieri si è fatta sentire la leader della Cgil Susanna Camusso: «I lavoratori non avrebbero alcun beneficio».
Altra misura ritenuta fondamentale dal governo, sono i fondi per l'edilizia scolastica. Ai 450 milioni già previsti dal precedente governo se ne aggiungeranno altri fino ad arrivare a due miliardi.
Il tutto su tempi che non saranno brevissimi. Domani, oltre al «salva Roma», ci sarà la norma concordata con i Comuni sull'aliquota Tasi. Dovrebbe prevedere un aumento fino allo 0,8 per mille delle aliquote della nuova tassa comunale finalizzate a introdurre detrazioni per i cittadini.
Incassata, invece, la delega fiscale, che ieri è stata approvata definitivamente dalla Camera. Tra le misure, la revisione del catasto, la semplificazione fiscale e la revisione del sistema sanzionatorio e del contenzioso. Previsto anche un giro di vite sulla pubblicità ai giochi che prevedono vincite in denaro.
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