MilanoÈ un'accusa pesante, quella che il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, lancia in un'intervista pubblicata oggi dal settimanale Panorama. «Contro di me c'è un'aggressione mediatica e politica fortissima. Hanno pubblicato verbali secretati e li hanno falsificati».
Il governatore lombardo non ha ancora digerito le molte pagine che nelle scorse settimane alcuni quotidiani hanno dedicato a lui e alle inchieste sulla sanità lombarda, dal crac (sfiorato) dell'ospedale San Raffaele ai presunti fondi neri accumulati dalla Fondazione Maugeri, con tanto di vacanze extra lusso che sarebbero state pagate dal faccendiere Piero Daccò in cambio di generose elargizioni pubbliche alle cliniche convenzionate. Una vicenda che a Formigoni è costata un'iscrizione nel registro degli indagati per corruzione. Una notizia anticipata dal Corriere della Sera e ripresa da tutti gli organi di informazione. Da giorni, il governatore continua a ripetere di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia. Ma la notizia è confermata.
In sostanza - è la tesi del presidente della Lombardia - il fiume di notizie che ha riempito le pagine dei quotidiani costituirebbe la base per l'accerchiamento politico al Pirellone e alla sua poltrona. Ma a far infuriare il Celeste è stata in particolare la pubblicazione del verbale dell'interrogatorio (comparso per la prima volta su Repubblica nel maggio scorso) in cui Daccò raccontava ai pm milanesi di aver pagato tutte le vacanze del governatore, e che quest'ultimo non gli avrebbe mai restituito nulla, contrariamente a quanto spiegato da Formigoni in più di un'intervista. Su quella pubblicata oggi da Panorama, il presidente parla di sé in terza persona. «Formigoni - dice - lavora 14 ore al giorno: ogni tanto è giusto che vada al mare. Oh, i lombardi sono gente concreta. E sono contenti, perché sanno che ogni tanto il loro presidente pianta lì Milano, va in Sardegna e dato che non ha una barca sua, accetta qualche invito. Il resto è solo moralismo da intellettuali che si scandalizzano e si mettono a fare la predica dalla loro barca». Ma il punto, insiste il governatore riportando alcuni stralci di interrogatori che sarebbero stati «taroccati», è che «hanno pubblicato verbali secretati e li hanno falsificati». Di recente, l'accusa è stata rivolta a Repubblica e Il Fatto Quotidiano, paragonati alla Pravda e all'Izvestia, organi del regime sovietico. «Un giornalista non risponde con querele - è la replica di Piero Colaprico, inviato del quotidiano diretto da Ezio Mauro, contattato ieri dal Giornale, e che assieme al collega Davide Carlucci ha firmato il servizio sul verbale di Daccò - ma l'accusa di falsificare verbali non sta né in cielo né in terra. Più che far intervenire i magistrati, a giudicare saranno i lettori e gli elettori». «Un'accusa totalmente infondata - commenta Antonella Mascali, autrice per conto del Fatto assieme a Gianni Barbacetto e Davide Milosa di alcuni articoli relativi alle inchieste sulla sanità lombarda - che dimostra quanto sia in difficoltà Formigoni».
Il clima, insomma, resta rovente. E anche la Procura di Milano continua a lavorare.
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