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Forza Italia riparte dall'asse con la Lega. Fitto scuote il partito

Pronta l'intesa con Salvini: gli azzurri firmeranno i referendum. Ma il Carroccio punta i piedi sul ritorno di Alfano nella coalizione

Forza Italia riparte dall'asse con la Lega. Fitto scuote il partito

Forza Italia riparte dall'asse con la Lega. Il partito di Silvio Berlusconi, all'indomani delle Europee, lavora per correggere gli errori e ridefinire la propria identità, cancellando quei tratti di ambiguità che evidentemente hanno messo a repentaglio il rapporto fiduciario con il popolo dei moderati.
Serve chiarezza, a partire dalle alleanze e dalla definizione del perimetro di gioco. E così il primo passo è rinsaldare la storica alleanza con il Carroccio. L'occasione ideale è offerta dai referendum promossi dal partito di Matteo Salvini (abrogazione della legge Merlin, abrogazione della Fornero, abrogazione della Mancino sui reati di opinione, abolizione delle prefetture, esclusione degli extracomunitari dai concorsi pubblici), referendum che Berlusconi firmerà al più presto. «Credo che andremo già questa settimana a firmare insieme al presidente» annuncia Giovanni Toti. «Ricominciamo dal Nord dove c'è il mondo dell'impresa, degli artigiani, dei commercianti a cui il governo Renzi non ha dato francamente alcuna risposta». Una mossa che non significa un ribaltamento delle naturali gerarchie: «Forza Italia resta al centro della coalizione, il partito che viene dopo di noi, la Lega, ha preso un terzo dei nostri voti. Ora si tratta di aggregarla questa coalizione. Ncd, punito per le sue scelte, deve decidere cosa fare».

Chi chiude la porta a Ncd è, invece, Salvini. «Se Berlusconi verrà a firmare i referendum raggiungeremo le 500mila firme, e a quel punto Renzi lo sfidiamo sui fatti, non sulle promesse. La leadership? A 80 anni tutti hanno dovere e diritto di lasciare spazio ad altri, ci sono tanti amministratori locali in gamba» dice il segretario leghista che non esclude una propria candidatura o quella di Tosi. Sulle alleanze le idee sono chiare: «Vorrei un centrodestra senza Alfano, perché Alfano non è il centrodestra. È un oggetto di arredamento, un suppellettile. Un partito di governo con ministri ai Trasporti, Sanità e Interno, che arriva al quattro virgola pinco pallo è finito». Il patto «Silvio-Salvini», insomma, sta per essere siglato. E nelle intenzioni sarà il primo segnale di un aggiustamento di rotta che prevederà anche una riorganizzazione del partito.

Oggi è previsto l'ufficio di presidenza dal quale molti si aspettano una sorta di redde rationem, con il campione di preferenze Raffaele Fitto pronto a far sentire la propria voce. In realtà il dirigente pugliese non intende alzare troppo i toni né essere individuato come una sorta di garante della conservazione in opposizione al nuovo rappresentato da Toti. È evidente, però, che farà pesare le quasi 300mila preferenze e insisterà sulla necessità di mettere da parte il partito liquido, perorando la causa del radicamento sul territorio. Realisticamente una possibilità concreta è quella di una spartizione territoriale delle zone di influenza, una diarchia di fatto con Toti al Nord e Fitto al Sud. Decisivo per definire questo nuovo assetto sarà Denis Verdini che potrebbe legare le due visioni e trovare una mediazione tra due esponenti che dopo l'iniziale freddezza hanno stabilito un buon dialogo. In queste ore a sminare il terreno ci sono anche Altero Matteoli e Paolo Romani mentre ieri a San Lorenzo in Lucina sono arrivate anche Daniela Santanchè e Mariastella Gelmini. In realtà molti dirigenti avrebbero preferito rinviare l'ufficio di presidenza ma Berlusconi ha rispedito al mittente la richiesta.

Un segnale che il leader non vuole perdere tempo o lasciare spazio alla moltiplicazione degli inevitabili malumori interni.

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