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Le foto che sbeffeggiano il Cav spariscono dalla stanza del pm

Dopo la denuncia del Giornale, rimosse dall’ufficio del giudice De Santis le vignette contro Berlusconi. In procura bocche cucite, ma resta l’imbarazzo per la figuraccia

Vignette anti Cav nell'ufficio del giudice De Santis (L'Ego)
Vignette anti Cav nell'ufficio del giudice De Santis (L'Ego)

Sparite immediatamen­te, tra silenzio e imbarazzi, a di­mostrare che quello era in effet­ti l’ultimo posto dove avrebbe­ro dovuto essere esposte. Le due vignette anti-Cav appese nell’ufficio del pm romano Edo­ardo De Santis, immortalate sul muro della stanza del magistra­to, appena sopra i faldoni di atti giudiziari, e pubblicate da que­sto quotidiano giovedì mattina, sono state rimosse nel giro di po­che ore. Ma il «danno» ormai era fatto. E oltre al gesto, oltre al­la «cassazione» delle vignette, non sono arrivate parole. Zero commenti, zero reazioni.

Ha preferito non dire nulla il pm titolare della stanza (e del­l’accusa nel processo ai presun­ti ricattatori di Piero Marraz­zo), De Santis, che sulla questio­ne e sulle conseguenti polemi­che avrebbe riferito subito, gio­vedì mattina, solo al procurato­re capo, Giuseppe Pignatone, prima di provvedere a far torna­re candida quella parete. E lo stesso Pignatone, dal canto suo, ha scelto la linea del silen­zio assoluto. Nessuna iniziati­va disciplinare, nessun provve­dimento ufficiale, nulla è trape­lato se non voci di un rimprove­roverbale alla toga per la catti­va pubblicità alla categoria deri­vata dal caso.

Solo silenzio. Insieme al chia­ro desiderio di rimuovere - in­sieme alle vignette- anche le po­lemiche sulla politicizzazione della magistratura, e al tentati­vo di minimizzare la questione, derubricandola a poco più di una leggerezza. Per il Corriere della Sera , che è tornato ieri sul­la notizia del Giornale , secon­do «ambienti della procura» le due fotocopie sarebbero infatti «apparse»sul muro dell’antica­mera della stanza del pm solo pochi giorni fa, a inizio settima­na, e ad attaccarle sarebbe sta­to un «collaboratore» del magi­strato, che le avrebbe fotocopia­te da un avvocato. L’ipotesi che la mano che ha affisso le vignet­te fosse quella di un assistente della toga era già stata avanzata dal Giornale , ma non cambia di molto la sostanza e la gravità della «scivolata», visto che il pm di certo non poteva non ve­dere - decidendo quantomeno di tollerare, se non di condivide­re - quel «benvenuto» per im­magini che accoglieva chiun­que entrasse nel suo ufficio, co­me una sorta di manifesto della parzialità.

Quanto al dato temporale, è difficile ricostruire con certez­za da quanti g­iorni o mesi la pa­rete dell’anticamera del pm fos­se decorata dalle due fotografie­vignette. Di certo una delle im­magini, il fotomontaggio del quadro di Picasso «scienza e ca­rità », con Berlusconi malato a letto, circondato da Ghedini e dalla Boccassini che regge in braccio Brunetta, ha comincia­to a girare sui social network un bel po’ di tempo fa:precisamen­te a marzo scorso, in occasione del rinvio di un’udienza del pro­cesso Ruby per l’uveite del Cav, rappresentato dunque come «malato immaginario». Non dunque satira di stretta attuali­tà. L’altra immagine, quella con la scritta «reo con fesso» che campeggia su una foto di Berlusconi con Alfano, sembra avere una genesi più recente, probabilmente successiva alla condanna in Cassazione del leader del Pdl.

Comunque sia, la notizia di Berlusconi preso in giro tra le mura di una procura della Re­pubblica ha creato non pochi imbarazzi a Piazzale Clodio, e due indizi in questo

senso sono proprio l’assenza di prese di po­sizioni ufficiali e la velocità nel­l’eliminare le «prove». I pregiu­dizi anti- Cav di alcuni magistra­ti non saranno scomparsi. Le vi­gnette, almeno quelle, per il mo­mento sì.

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