La fotografia dell'Istat è preoccupante: ogni 100 occupati ben 71 percepiscono una rendita

RomaUn rapporto tra lavoratori attivi e pensionati che sfiora l'uno contro uno, soprattutto al Sud. Spesa previdenziale che non accenna a diminuire e si mangia il 17% del Pil, nonostante dagli istituti di previdenza partano meno assegni e nonostante molti italiani percepiscano una rendita sotto i 500 euro e i 1.000 euro. In particolare i pensionati sociali e invalidi, cioè chi riceve assistenza dallo Stato.
La fotografia Istat della previdenza italiana è del 2011. Non c'era la riforma Fornero, mentre erano in vigore, da molto, quelle Amato, Dini e Prodi. L'impressione è comunque quella di trovarsi di fronte a un dagherrotipo di pensioni old style. Le riforme in Italia, si sa, scaricano costi e risparmi a spese delle generazioni future.
Ci sono le rendite bassissime. Secondo Istat, il 13,3% dei pensionati riceve meno di 500 euro mensili, mentre chi si colloca tra i 500 e i 1.000 euro, il gruppo più numeroso, è pari al 30,8%. In tutto il 43,4% non arriva ai mille euro al mese. Ma sono in molti casi le pensioni sociali, i cui titolari per il 76% hanno redditi inferiori ai 1.000 euro. E quelle di invalidità. Chi percepisce quella civile, cioè senza avere versato contributi, ha nel 26,6% dei casi redditi sotto i 500 euro, il 40% sotto i mille.
C'è la discriminazione di genere. Gli assegni più alti toccano agli ex lavoratori. Le rendite sopra i 1.500 euro al mese toccano il 44,2 degli uomini e solo al 21,9% delle donne. Segno che due anni fa (e ancora oggi), alle donne toccano pensioni di vecchiaia, mentre gli uomini maturano quelle, più ricche, di anzianità.
Nonostante il gran numero di pensionati, ai limiti della sussistenza, la spesa previdenziale nell'anno preso in esame dall'Istat, il 2011, era sempre altissima e in aumento, a 16,8 punti percentuali rispetto al Pil.
Dato ancora più preoccupante, il rapporto tra chi lavora e chi percepisce una rendita: 71 ogni 100 occupati nella media nazionale. Situazione che peggiora nelle regioni del Sud, dove ogni 100 occupati ci sono 82 pensionati (66 contro 100 al nord). Una situazione che non è cambiata molto dai primi anni del 2000. Preoccupante perché l'Italia rimane un Paese dove ogni lavoratore deve praticamente mantenere un pensionato. Difficile che la riforma Fornero abbia modificato radicalmente questa situazione visto che, anche la legge del governo tecnico, farà sentire i suoi effetti più avanti negli anni.
Nel dagherrotipo della previdenza generosa e in via di estinzione ci sono alcune categorie che ieri la Cgia di Mestre ha elencato. In cima alla classifica, con un importo medio mensile lordo per beneficiario di oltre 3.500 euro gli ex dipendenti del settore del volo sono i pensionati Inps più ricchi d'Italia. In larga parte ex Alitalia. Seguono i telefonici, 1.986 euro mensili lordi, e gli elettrici (1.938 euro mensili lordi). In sostanza, la previdenza di Stato più generosa è quella verso le ex aziende di Stato. Che sono anche quelle che hanno pagato più contributi.

«Resta il fatto - commenta Giuseppe Bortolussi - che gli ex lavoratori di Alitalia percepiscono un importo pensionistico mensile medio pari a circa il doppio di un ex dipendente del settore del gas o 4 volte superiore a quello di un ex lavoratore dipendente». In fondo alla classifica ci sono artigiani che ricevono mediamente un mensile lordo di 838 euro poi i commercianti (767 euro), coltivatori diretti, mezzadri e coloni con 576 euro al mese.

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