RomaBerlusconi continua a spiegare il senso della sua discesa in campo, smaschera i centristi, e poi annuncia quello che sarà il refrain della sua campagna elettorale: «Abbasseremo le tasse di un punto percentuale l'anno, tagliando gli sprechi». E anche: «Basta con la persecuzione fiscale». L'ultima occasione è un'intervista concessa a Claudio Brachino, direttore di Videonews, trasmessa a Pomeriggio Cinque, su Canale 5. Ultima ma non l'ultima. Oggi si bissa a Radio anch'io, su Radiouno Rai. I sondaggi dimostrano che più il Cavaliere parla, più il Pdl prende quota. Berlusconi è tornato al centro della scena politica ma rifiuta la lettura secondo cui sarebbe altalenante. «La mia ricandidatura? Sono stato costretto dalla situazione che s'è determinata - spiega a Brachino - Avevo annunciato il passo indietro per tenere insieme i moderati che dal 1948 a oggi sono la maggioranza del Paese - dice - Ma se per esempio l'Udc toglie una fetta di moderati allo schieramento, diventiamo minoranza. E il potere va alla sinistra». Casini che fa il doppio gioco, non Berlusconi. «Io sono coerente, speravo che i moderati si ricongiungessero. Così non è stato. Per cui il partito ha chiesto di ricandidarmi».
Quindi il Cavaliere ricorda le giornate del suo ritiro e quello che chiama il «grande imbroglio dello spread», quando cioè, nel dicembre del 2011, fu costretto alle dimissioni per l'innalzamento del differenziale tra i tassi di interesse dei titoli di Stato italiani rispetto a quelli tedeschi. «C'è stato certamente un insieme di situazioni su cui occorrerà fare luce: tutto è partito dalla decisione delle banche tedesche di mettere in vendita 8 miliardi di titoli di debito pubblico italiano; poi i fondi americani hanno venduto ritenendo che ci fosse qualcosa - denuncia l'ex premier - Si è creata una speculazione che ha portato su una richiesta degli interessi che sono passati dal 4,3% al 6% e qualcosa. Si è combinato uno scandalo, la stampa si è scatenata, si è fatto passare per un disastro un fatto che era assolutamente superabile: se i due punti fossero rimasti tali, come non è stato, avrebbero portato su la spesa per interessi di 5 miliardi e sarebbe stata assolutamente sostenibile».
Ma questa è storia. Per il futuro Berlusconi ha le idee chiare: «La premessa è che se in Italia un solo partito non riuscirà ad avere la maggioranza, non si riuscirà a riformare la Costituzione. E stando così le cose il Paese è destinato alla ingovernabilità». Ecco l'appello al voto utile. «Quando vedo i vari leader di partitini fare il loro programma mi viene da ridere perché so che non potranno fare nulla se non ci sarà un partito solo con la maggioranza in grado di cambiare l'architettura costituzionale». Quindi l'invito agli elettori indecisi: «Credo che gli italiani debbano arrivare alla consapevolezza che bisogna avere un Paese moderno e non si confinino all'area del non voto. Se si considerano anche i voti dati al Movimento 5 Stelle, che sono di protesta, allora solo il 30% dà un voto ragionevole: così si va verso il peggioramento dell'attuale situazione».
Le cose che Berlusconi vuol fare se vincesse sono tante. In primis abrogare l'Imu perché «la casa è sacra». Poi «abbassare la pressione fiscale di un punto l'anno, tagliando gli sprechi»; quindi «cambiare il rapporto tra fisco e contribuenti: viviamo in uno Stato di polizia tributaria»; per non parlare delle «intercettazioni, da prevedere solo in caso di reati gravi, con pene superiori agli 8 anni». E per la giustizia, tornare sul provvedimento che «impedisce ai pm di fare ricorso in Appello qualora qualcuno sia stato assolto in primo grado».
Berlusconi snocciola quanto fatto quando era a palazzo Chigi: «le riforme della scuola, dell'università, del codice della strada, l'abolizione dell'Ici, la riduzione delle imposte alle imprese, l'alta velocità, il Mose, i rifiuti di Napoli, le case ai terremotati in Abruzzo, l'Alitalia tenuta in mani italiane».
Certo, è mancata la rivoluzione liberale. «Me ne scuso con gli italiani ma ero in buona fede. E nemmeno Pico della Mirandola ci sarebbe riuscito, con l'attuale sistema». Non ci sono gli strumenti adatti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.