Politica

Giustiziare un ritardato mentale, barbarie indegna dell'America

La frase più straziante l'ha detta sua sorella Kim: «Non riuscivo a credere che anche dopo la nascita del figlio continuasse a succhiarsi il pollice». La più convincente l'ha detta il senatore Rodney Ellis, che ancora ieri ha ricordato: «In Texas non condanniamo a morte i bambini, e pertanto non dovremmo mettere a morte chi ha le capacità mentali di un bambino». Eppure oggi, proprio in Texas, verrà giustiziato - ma meglio è dire assassinato - Marvin (...)

(...) Wilson, nero di 53 anni.
Wilson, secondo un esame che determina il quoziente intellettivo, ha ottenuto 61 punti: neanche sufficienti a una conversazione decente su argomenti banalissimi. Insomma, come non si può dire che Marvin è un negro, non si può neanche dire che è un deficiente, così la forma e il politicamente corretto saranno salvi quando, oggi, Wilson riceverà un'iniezione letale in nome della civiltà.
E sì che la collettività l'ha aiutato quando - da piccolo anche d'età - non riusciva neppure ad allacciarsi le scarpe. Frequentò scuole speciali, riuscì a fare qualche lavoretto manuale e, incidentalmente, un figlio. Poi cominciò a svolgere l'attività più semplice, spacciare, di certo come copertura per qualcuno che così non avrebbe corso rischi.
È stato condannato a morire perché avrebbe ucciso, ma non ci sono prove certe o testimoni oculari, un informatore della polizia che l'aveva denunciato. Marvin Wilson nega di avere sparato. Ma figurati: nero, spacciatore, ritardato e per di più in Texas.
Certo, ho ben presente che la stragrande maggioranza delle pene capitali vengono eseguite in Cina, seguita a grande distanza dall'Iran, ma proprio perché si tratta di Paesi, culture, regimi che tengono poco conto dei diritti umani, un omicidio di Stato asiatico fa meno impressione. Negli Usa, invece, nel 2002 la Corte Suprema ha sentenziato che «le persone con ritardi mentali dovrebbero essere categoricamente escluse dalle esecuzioni»; di fatto, però, la stessa corte ha stabilito che - non tutto ciò che è federalismo funziona - ogni Stato possa stabilire i parametri per valutare se un condannato abbia o meno ritardi tali da evitargli la pena capitale. E Marvin è uno spacciatore nero dall'aria pericolosamente robusta e sana.
Tutti i tentativi di salvargli la vita hanno fallito, e il suo avvocato - dopo avere presentato ricorso alla Corte Suprema - ha chiesto una sospensione della pena al governatore del Texas Rick Perry. Figurarsi: Perry anni fa oppose il veto a un progetto di legge bipartisan per mettere al bando nello stato le esecuzioni di condannati con ritardi mentali. Immagino sia stata una decisione per evitare che avvocati troppo abili riescano a far passare per deficiente un delinquente. In questo caso, però, i dubbi sono ben pochi, se ci sono.
Sono tante, invece, le perplessità su quel grande Paese, così civile eppure così azzardato nel mettere in gioco la vita dei propri cittadini. Ormai sono quasi a fase lunare le stragi compiute da pazzi e fanatici che possono disporre con facilità di mitra e di fucili a ripetizione: ma non servono a ripensare il democratico diritto di portare le armi. Si rispetta la libertà di poterlo fare. Eppure gli Stati Uniti non riusciranno, forse, a rispettare la vita infelice di un uomo che si succhiava il pollice dopo avere avuto un bambino.
www.giordanobrunoguerri.it

di Giordano Bruno Guerri

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