Grillo catechizza i suoi: sì a un governo tecnico ma i partiti restino fuori

RomaBeppe Grillo e i suoi «parlamentari anonimi», quelli che ieri si sono presentati ai colleghi e in streaming agli elettori con la formula delle riunioni tra alcolisti - «ciao, mi chiamo Paolo, ho 36 anni e non bevo da sei giorni» - un risultato l'hanno già ottenuto: quello di monopolizzare la scena politica, dopo mesi di colpevole sottovalutazione. Ieri, per dire, quando il comico si è allontanato dall'hotel Universo - dove era in corso la riunione dei 163 eletti alle Camere - per tornare a Genova in vista delle esequie del suocero morto improvvisamente, è scoppiata una ressa da far west come non se ne vedevano da anni, con fotografi e operatori arrampicati sulle auto parcheggiate e i concierge dell'albergo a sbraitargli contro. Il tutto per raccontare il silenzio del comico genovese. La cui voce è arrivata dal sito Wired, a cui Grillo ha rilasciato un'intervista nella quale ha dato per sicura la nascita di un governo Pd-Pdl a guida Corrado Passera.
Tante novità ieri nel mondo grillino, salvo una: la conferma che non ci sarà appoggio a un governo di partiti. Uno spiraglio si è aperto invece sull'ipotesi di un sostegno a un esecutivo puramente tecnico: «Vediamo, prima lo facciano poi il M5S deciderà», dice Vito Crimi, ieri eletto per alzata di mano capogruppo al Senato (alla Camera tocca a Roberta Lombardi). «Non siamo la coalizione che ha vinto - aggiunge Crimi -. Sta a chi ha vinto e al presidente Napolitano decidere. Una soluzione? Un governo a 5 Stelle».
Crimi e la Lombardi, neocapigruppo a tempo (ci sarà una rotazione trimestrale) hanno anche negato che sia stata votata nell'assemblea una norma «anti-Scilipoti». «Non esiste - ha spiegato Crimi - in base alla Costituzione un vincolo di mandato: è una prerogativa per tutelare la libertà dei parlamentari, ma è un fatto che non esista nemmeno una norma per tutelare gli elettori che votano in base a un programma».
Come detto ieri è stato il giorno dell'auto presentazione dei nuovi parlamentari. Una cosa a metà tra l'appello scolastico (ma molto più lungo) e lo speed date (ma con molte meno cravatte). Un minuto più o meno per uno, per dire nome, età, collegio e camera di elezione, lavoro e in qualche caso aspirazioni. Tra utopie, bizzarrie («sono vegano e disiscritto dalla Chiesa», ha chiosato tale Mario Bernini dentro la sua felpa con scritto Jamaica) e piccole promesse (più d'uno ha garantito che si presenterà in Parlamento in bici. Auguri!), l'evento è filato via tra problemi continui nel collegamento web (ma non era il popolo della Rete?) e un clima soporifero da assemblea scolastica anni Settanta. Al settantesimo cognome e al settantesimo pensierino da prima elementare, le sedute di autocoscienza sembravano un film hardcore. Appena più istruttivo il seguito, con Crimi e Lombardi a rispondere alle domande pratiche: dove dormiremo? Come rendiconteremo le nostre spese? Come saranno formate le commissioni? Comico il siparietto sul tema dei collaboratori che ogni parlamentare potrà assumere: «Meglio evitare parenti, mogli, mariti, amanti...», suggerisce Lombardi. Ma Crimi è più possibilista: «Decideremo insieme se potranno esserci parenti o amici nella prossima riunione». Quella di domenica 10 marzo in cui sarà anche deciso chi farà parte delle varie commissioni. Ieri un gruppo di grillini impazienti ha fatto capolino a Montecitorio da turisti.

«Noi controlleremo tutto. Questa cosa diventerà totalmente trasparente...», dice la non-onorevole Laura Castelli: «Chiamateci cittadini in Parlamento. Oggi fare l'onorevole non è così onorevole». Ce ne faremo una ragione.

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