Contrario all'ordine pubblico, in quanto azione mirante a falsare e a condizionare la libertà di voto, chiedo le dimissioni del capogruppo del Pd alla Camera Roberto Speranza, del presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella anch'egli del Pd, del segretario regionale del Pd in Basilicata Vito De Filippo, del coordinatore nazionale del Centro democratico Giuseppe (Pino) Bicchielli, del segretario amministrativo nazionale del Centro democratico e consigliere regionale della Basilicata Nicola Benedetto. Chiedo inoltre al presidente del Centro democratico Bruno Tabacci di chiarire se fosse o meno al corrente dell'accordo scritto firmato da due membri della presidenza nazionale del suo partito il 17 ottobre scorso, dato che lui viene direttamente chiamato in causa. Ecco il testo dell'accordo: «Il candidato presidente constatata la volontà delle due forze politiche, viste le sue prerogative, si impegna a che, in caso di assenza nella lista regionale del presidente del candidato alle primarie per Cd, quest'ultimo farà parte della giunta regionale costituenda, a riconoscimento dell'importanza della presenza dello stesso e di Cd nella coalizione. In caso di rinuncia espressa del candidato alle primarie per Cd il rappresentante del partito in giunta sarà indicato dal presidente Bruno Tabacci. Il presente documento sebbene riservato può essere reso pubblico in caso di mancato rispetto dell'accordo. Potenza, 17.10.2013». L'accordo reca le seguenti firme: Marcello Pittella; Vito De Filippo; Giuseppe Bicchielli; Nicola Benedetto; Roberto Speranza (per condivisione dell'accordo politico). Se fossimo una democrazia che si rispetti, fondata sul rapporto fiduciario tra l'elettore e l'eletto, dove le istituzioni rappresentative sono preposte esclusivamente ad attuare le richieste della gente e a tutelare il bene comune, non sarebbe successo quel che è accaduto in Basilicata. Anche senza voler chiamare in causa il reato penale del voto di scambio, mentre siamo in presenza di politici che si fanno promesse tra loro, mi domando come si potrebbe non considerare «voto di scambio» l'impegno assunto dal Centro democratico, coinvolgendo e sfruttando dei cittadini sollecitati a votare in un certo modo, offrendo come contropartita, per garantire il loro voto a Marcello Pittella, l'impegno del Pd a garantire una poltrona da assessore. Scambiare la carica di assessore con i voti e l'appoggio di un partito è un baratto immorale perché svilisce una carica che è fondamentale per il buon governo di una Regione, ma è anche illecito perché oltraggia gli elettori rendendo il loro voto privo di significato. So bene che purtroppo non siamo né in uno stato diritto né in una democrazia compiuta e che di conseguenza abbiamo una politica con la p minuscola, bocciata e rigettata da un numero crescente di italiani. Tuttavia non possiamo rassegnarci a questo degrado, dove prendendo atto che tanto determinati comportamenti li fanno tutti, allora dobbiamo considerare lecito ciò che è illecito. Proprio in Basilicata il Pd mostra il suo volto deteriore, quello della partitocrazia consociativa, arrogante e ricattatoria, dove controllando attraverso la Regione l'80% dei posti di lavoro, condanna a morte una piccola comunità di meno di 600mila abitanti ridotti alla popolazione tra le più povere d'Italia. La precedente giunta e l'intero consiglio regionale sono stati costretti a dimettersi per lo scandalo delle ricevute false, ribattezzato Rimborsopoli, che ha coinvolto sia l'allora presidente della Regione, Vito De Filippo, sia l'attuale, Marcello Pittella, che ciononostante è stato candidato dal Pd ed eletto. Alle elezioni anticipate dello scorso 17 e 18 novembre il Pd, in spregio alla legge, ha candidato due membri del consiglio d'amministrazione della Società energetica lucana Spa, Franco Gentilesca e Francesco Labriola. Dopo le elezioni, in spregio agli elettori, Pittella ha designato una giunta di 4 assessori tutti esterni e tutti non lucani, offendendo l'insieme della popolazione e tradendo l'impegno elettorale.
E tra chi si sente tradito c'è appunto Nicola Benedetto che, dopo aver preso l'iniziativa di postare su Facebook l'originale dell'accordo sottoscritto da Speranza, Pittella e De Filippo, indifferente al fatto che in questo modo si è auto-incolpato, rivendica ora pubblicamente la carica di presidente del consiglio regionale come compensazione per l'assessorato che non gli è stato dato. Insomma la politica ridotta a un mercato delle poltrone a cielo aperto, fregandosene delle leggi, della democrazia e dei cittadini.Facebook.com/MagdiCristianoAllam
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.