Tagli, tagli, chiedono i commercianti. Meno vincoli europei, chiedono i politici di tutti i partiti a cominciare dal Pd. Cernobbio sotto la pioggia è una valle di lacrime. Ma ecco il ministro Pier Carlo Padoan che frena ogni entusiasmo. «L'obiettivo del governo non è cambiare le regole europee», sentenzia gelido e aggiunge: «Le riforme che introdurremo hanno un obiettivo di medio periodo che tra qualche anno produrrà importanti risparmi ma nell'immediato causerà qualche altro costo aggiuntivo». Tradotto dall'«economistese» significa che i sacrifici per gli italiani non sono finiti. Confcommercio, nel forum di Cernobbio, fornisce altri numeri choc dopo gli 82 miliardi di spesa improduttiva degli enti locali da tagliare subito, contro i 5 previsti dalla spending review del commissario Carlo Cottarelli. Dal 2007 le varie manovre finanziarie hanno tolto alle famiglie 60 miliardi di euro come nuove imposte dirette più altri 10-12 tra maggiore Iva e accise più pesanti. E la gran parte di questo aggravio è stato introdotto dagli enti locali, i cui tributi dal 1990 al 2012 hanno avuto un'impennata del 650%. «È necessario un tagliando per il federalismo fiscale», dice Mariano Bella, direttore dell'ufficio studi di Confcommercio. Ancora sotto accusa, dunque, la spesa fuori controllo delle istituzioni periferiche, ma anche la voracità dell'amministrazione centrale che ha delegato funzioni senza ridurre il proprio fabbisogno di denaro. I dati internazionali testimoniano che i Paesi capaci di ridurre le spese hanno potuto ridimensionare anche la pressione fiscale, con una sorta di «restituzione democratica» del prelievo eccessivo che ha fatto crescere l'economia. «Soltanto con una bonifica della spesa pubblica - ripete Carluccio Sangalli, presidente di Confcommercio - si può rimettere in modo la domanda interna che vale l'80% del Pil».
L'obiettivo è chiaro. Ma come si muoverà il governo Renzi per raggiungerlo? A Cernobbio il nuovo responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, fa intendere che la strada di allentare i vincoli di bilancio europei - annunciata e parzialmente corretta dal premier - rimane percorribile. Per varare riforme strutturali profonde come quelle annunciate dall'esecutivo si potrebbe ottenere un trattamento «di favore» da Bruxelles. A Renato Brunetta (Forza Italia), il quale insiste che ridurre le tasse in deficit è impossibile per i vincoli legislativi imposti all'Italia dall'Ue negli ultimi anni, Taddei replica secco: «Se fosse tutto così impossibile, i mercati ci avrebbero già colpito». Gli uomini di Renzi, insomma, puntano sull'«effetto annuncio» e probabilmente si preparano, nel semestre europeo a guida italiana, a provare di ammorbidire i partner sotto la massiccia pressione del prevedibile voto antieuropeo. Ma ancora una volta il ministro dell'Economia si incarica di smontare le velleità del Pd. Padoan non si nasconde che aumentano i poveri e tenta un'operazione simpatia con una battuta («il ministro dell'Economia è tradizionalmente il signor no, credo tuttavia che il vocabolario di un ministro debba essere più ampio di questa singola parola»), ma non allenta sul rigore tanto caro ai partner europei e alla Bce. «Non abbiamo alternative. Dobbiamo crescere, recuperare competitività, creare buona occupazione, senza mettere a rischio i conti pubblici - dice - La stabilità di bilancio è condizione indispensabile per permettere lo sviluppo futuro del Paese».
Il prodotto interno, che dal 2007 ha perso il 9%, ha smesso di cadere ma la situazione resta «fragile ed esposta a molti rischi ed è anche caratterizzata da un'ampia eterogeneità» tra settori produttivi e territori.
La ricetta di Padoan è combinare cambiamenti strutturali di medio periodo (riforma del lavoro, riforma fiscale, spending review e un nuovo piano di privatizzazioni tra cui Poste, Ferrovie dello Stato e Fincantieri) con interventi immediati: la riduzione Irpef sui redditi bassi, la restituzione dei debiti della pubblica amministrazione, investimenti pubblici mirati. Ma «misure prese oggi che non sono credibili finanziariamente sono risorse sprecate che danneggiano la credibilità dell'azione». Con tanti saluti all'«effetto annuncio» caro a Renzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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