Le primarie del Pdl non sono state certo il suo primo pensiero visto che la giornata Berlusconi l'ha passata ad Arcore alle prese con la vicenda Spinelli. Un Cavaliere per nulla di buon umore e che certo non fa i salti di gioia alla notizia che i candidati alle primarie sono al momento ben 12 (16 se si considerano i mitomani in cerca di visibilità). Una cifra destinata a ridursi, è vero. Perché - come prevede il regolamento e ricorda Alfano - sarà della partita solo chi depositerà diecimila firme entro domenica prossima. Ma che comunque conferma nella testa dell'ex premier la sensazione che la strada presa è quella sbagliata. Troppi candidati, alcuni non certo di spicco e il rischio che il tutto finisca in un mezzo flop fatto di liti e ricorsi. Basti pensare che in vista di domenica più di un candidato già mette le mani avanti: ma chi verifica che le firme siano autentiche? Insomma, non è escluso che se ci sarà qualche escluso potrebbe decidere di alzare la voce.
D'altra parte il malcontento è crescente. Perché non è stato ancora riconvocato il tavolo delle regole per capire come riscrivere le primarie alla luce dell'election day e perché anche l'ufficio di presidenza resta in sospeso. Berlusconi dovrebbe rientrare a Roma stasera, ma per domani non ha in agenda di riunire il partito a Palazzo Grazioli. Che peraltro potrebbe anche non essere una buona idea visto come è andata l'ultima volta. Certo, qualcosa è cambiato rispetto ad allora. Soprattutto dopo la discesa in campo della Meloni che ha letteralmente mandato in tilt gli ex An. Formalmente i colonnelli si sono già schierati da tempo con Alfano, da La Russa ad Alemanno passando per Gasparri e Matteoli. E con l'ex ministro della Gioventù ci saranno solo Rampelli e quelli dei Gabbiani. Ma il punto è che - al netto di chi non ha bisogno di un posto in lista - buona parte delle seconde file, dai consiglieri regionali a quelli comunali, sono invece dalla parte della Meloni. Una cosa che non deve stupire visto che nell'elettorato di destra il sentimento identitario ha un suo peso e l'obiezione di un Alfano appoggiato da dirigenti che sostengono apertamente il Monti bis fa molta presa.
Ecco perché la situazione si è fatta esplosiva, con telefonate di fuoco e sfoghi durissimi di alcuni colonnelli ex An che hanno la sensazione di essere rimasti col cerino in mano. C'è persino chi arriva a mettere in giro la voce che la Meloni si sarebbe candidata su richiesta di Berlusconi, cosa che forse ha fatto qualcun altro ma non certo lei. Si rischia, insomma, una guerra senza esclusione di colpi. Tanto che ora anche alcuni dei big che vengono da via della Scrofa e che si sono stretti intorno ad Alfano avrebbero preso in considerazione l'ipotesi di far saltare le primarie. Approfittiamo dell'election day e lasciamo stare, è stato il ragionamento fatto al segretario del Pdl. Che però pare deciso ad andare avanti convinto che le primarie «saranno una gara di idee, non una fiera delle vanità». Intanto, gli altri candidati puntano il dito proprio su Alfano. Lo fa la Meloni, che gli chiede una parola definitiva sul Monti bis, ma pure il formattatore Cattaneo che lo definisce «uomo di apparato».Per non parlare di Samorì: «È stato proclamato per acclamazione e la struttura del partito è datata».
La Biancofiore critica invece il fatto che «non tutti i candidati hanno le stesse possibilità perché c'è chi usa le strutture del partito e chi no». L'affondo su come sono state organizzate le primarie arriva invece da Crosetto via Twitter: «Non confrontarti mai con un idiota, qualcuno potrebbe non cogliere la differenza. O serie o nulla».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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