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I falchi anti-Merkel non digeriscono la ricetta della Bce

I media tedeschi attaccano SuperMario: "Gli aiuti ai Paesi debitori premiano le cattive abitudini"

Roma Il bazooka di Draghi ha scalfito il muro di Berlino ma adesso i falchi accusano frau Merkel. Per i duri e puri del rigore, capeggiati dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, l'annuncio del capo della Bce di futuri «acquisti illimitati» è un piegarsi alle esigenze dei Piigs, gli Stati maiali. Alfiere dell'intransigenza teutonica, Weidmann non ha fatto mistero di essere nero di rabbia e ha motivato tutti i suoi niet: le misure preannunciate dalla Bce sono pericolose perché così si permette di rinviare il processo di riforme degli Stati indebitati; la Bce ha così dimostrato di essere prona alle esigenze dei governi; ma soprattutto - tema che meglio tocca le sensibili corde del popolo tedesco - così vengono redistribuiti i rischi su tutti e a pagare le inefficenze degli inaffidabili mediterranée, saranno gli impeccabili e seri teutonici. Argomento forte, questo, e cavalcato dalla stampa tedesca che in generale pizzica il SuperMario di Francoforte. «Aiuti illimitati per i debitori, la Bce premia le cattive gestione», scrive la Sueddeutsche. Il maggiore quotidiano tedesco va giù duro contro Draghi, colpevole di «aver superato la linea rossa tollerando, anzi premiando, il cattivo management. A pagare sarà la grande maggioranza dei cittadini». Abbasso la solidarietà a spese nostre, insomma. Ancora la Sueddeutsche: «È inammissibile che un'istituzione non legittimata democraticamente decida delle condizioni di vita in Europa, infischiandosi di ciò che pensa il Bundestag e l'Alta Corte di Karlsruhe. Una cosa insopportabile». E, ancora, la minaccia: «Anche Draghi sa bene che l'euro non si può salvare contro la Germania, la più forte economia d'Europa. La Bce e gli altri salvatori a ogni costo dell'euro nell'interesse europeo non dovrebbero spingere i cittadini tedeschi a salire sulle barricate, poiché stanno quasi per farlo».
Dura anche la Frankfurter che, sarcastica, scrive: «I capi di governo del Sudeuropa possono rallegrarsi poiché possono continuare ad indebitarsi a tassi di interesse ridotti senza curarsi degli investitori». E pure la Bild non è per nulla tenera con Draghi: «Guai a noi se andrà male - fa due conti il giornale -. La Bce getta fumo negli occhi e si muove decisamente sul binario sbagliato. Una giornata nera per l'euro e per tutti noi». E quindi, «Adesso a decidere come e a chi fornire aiuto non sono più i benefattori, ma i beneficiati. No, Herr Draghi, in questo modo lei non risana l'euro, ma lo fa ammalare!». La Welt invece sintetizza: «Si tratta di una redistribuzione assolutamente non trasparente e non legittimata politicamente del benessere dal nord al sud. È una cosa antisociale e antidemocratica».

Insomma, l'opinione pubblica tedesca schiuma di rabbia e punta il dito contro gli ingiustificati e ingiustificabili aiuti ai deboli. E la Merkel? La cancelliera si barcamena tra falchi e colombe. Da una parte ribadisce che la Bce «agisce indipendentemente, nel quadro del suo mandato». E così fa il suo ministro delle Finanze Wolfgang Schauble che cerca di tranquillizzare gli iper rigoristi, sottolineando che il piano di acquisto di bond da parte di Francoforte «non è affatto l'inizio di un finanziamento monetario del debito pubblico». Ma il pressing dei falchi si fa sentire eccome. Ecco perché, per la cancelliera, è il momento di spingere sul tasto della «condizionalità degli aiuti». Ossia: chi ha bisogno del salvagente dovrà sottostare a «condizioni stringenti ed efficaci», come ha ammesso Draghi. Il punto è lì. Gli aiuti saranno condizionati a un monitoraggio stretto affinché nessuno faccia il furbo sul fronte del rigore e non rimandi i sacrifici necessari. Ma su chi dovrà vigilare, ossia se siano previsti anche i temuti «vigili» del Fmi, ancora non c'è chiarezza.
Basterà? Mezzo partito della Merkel, la Cdu, è in rivolta. Tanto che alcuni deputati di maggioranza hanno minacciato di fare ricorso alla Corte di giustizia Ue contro il programma Draghi: «Valuteremo se analizzare la situazione legalmente, per vedere se la Bce ha oltrepassato il suo mandato», ha detto il deputato Klaus-Peter Willsch. Stessa tesi sostenuta dai liberali, anch'essi al governo. Un grattacapo, insomma.

E adesso l'attenzione si sposta sulla prossima settimana quando, il 12 settembre, è in calendario proprio il pronunciamento della Corte costituzionale tedesca sulla conformità del trattato istitutivo del fondo salva Stati (Esm) che sulla carta dispone di 500 miliardi di euro, ancora da conferire. E se i falchi non dovessero posarsi, il loro volo potrebbe orientare il voto verso una bocciatura. E allora sarebbero guai.

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