RomaTempi duri per gli Edward Snowden italiani, ma anche per chi abbia ambizioni meno grandiose del tecnico Cia, ricercato negli Usa e fuggito in Russia. Lui, in fondo, divulgò serissimi segreti di Stato; i tecnici del ministero dell'Economia che ieri si sono visti piombare le Fiamme gialle in ufficio, sono sospettati di avere dato ai giornali delle bozze del Def, cioè del Documento di economia e finanza, con le stime ufficiali (e prevedibilissime) del governo su Pil, crescita e conti pubblici. In sostanza di avere rivelato il segreto di Pulcinella.
La notizia è che ieri gli uffici e le apparecchiature informatiche in uso a tre funzionari del ministero dell'Economia e delle Finanze sono stati perquisiti dai militari del nucleo speciale Frodi tecnologiche della Guardia di finanza. Iniziativa della Procura di Roma che sta indagando - informavano ieri le agenzie di stampa - su due presunte fughe di notizie. Una ai tempi del governo Letta e l'altra relativa all'esecutivo in carica. Le agenzie spiegavano anche che gli inquirenti sospettano che i documenti consegnati alla stampa e resi pubblici prima della loro stesura definitiva, siano stati prodotti su postazioni interne al ministero e che dipendenti infedeli abbiano divulgato i testi quando erano ancora riservati. Reato ipotizzato, rivelazione e divulgazione del segreto d'ufficio.
Si dirà, la magistratura si muove su notizie di reato e in Italia c'è l'obbligatorietà dell'azione penale. Giusto. Il fatto nuovo è che la segnalazione ai giudici è partita dal gabinetto del ministero dell'Economia in carica. Quindi un'iniziativa degli uffici che collaborano direttamente con il ministro Pier Carlo Padoan. L'ex ministro Saccomanni si limitò a lamentarsi della fuga di notizie.
Le bozze sono sempre circolate, ma a memoria di cronisti, il governo non si è mai rivolto alla giustizia penale. Al massimo, le notizie vengono smentite. Anche il governo di Matteo Renzi di smentite ne ha fatte molte, anche perché le bozze preparate dai tecnici sono state regolarmente modificate a Palazzo Chigi. Per la mini Wikileaks di via XX Settembre al momento non c'è nessun indagato, ma dopo il controllo dei computer dei funzionari (probabilmente per verificare se ci siano messaggi in uscita con le bozze di Def), potrebbero partire le convocazioni per chiedere spiegazioni ai dipendenti del ministero.
Un'altra battaglia nella guerra dichiarata dal governo Renzi nei confronti della tecnostruttura. Iniziata con le critiche del premier, fatte filtrare alla stampa, all'ufficio Bilancio del Senato che aveva fatto le pulci al decreto sul bonus Irpef. Un compito istituzionale che il presidente del Consiglio ha bollato come una reazione all'abolizione del Senato. Mossa azzardata, alla quale sono seguite le proteste di Forza Italia e poi pesanti distinguo nella maggioranza (Pd e Nuovo centrodestra) e nel governo, con la censura del viceministro all'Economia Enrico Morando. Ieri anche il ministero dell'Economia Padoan, ha fatto marcia indietro, annunciando che fornirà «a breve risposte dettagliate a tutte le osservazioni serie dei tecnici del Senato» che «io rispetto moltissimo». Ieri, la notizia della segnalazione del ministero contro i funzionari che prendono iniziative con la stampa. Evidentemente il ministro non li rispetta allo stesso modo.
Facile sospettare che il tutto si spieghi con il nervosismo per le coperture del bonus Irpef da 80 euro.
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