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I No Tav terrorizzano i pm: "Ma non siamo terroristi"

Urla e insulti nell'aula dove ieri si è aperto il processo contro quattro antagonisti accusati di avere assaltato un cantiere con razzi e bombe

Manifestanti No Tav all'interno dell'aula bunker delle Vallette
Manifestanti No Tav all'interno dell'aula bunker delle Vallette

Torino - «Sorveglia tua figlia». È questa una delle minacce che alcuni anarchici hanno rivolto ieri mattina al pm Antonio Rinaudo al termine della prima udienza del processo che vede alla sbarra quattro attivisti No Tav accusati di attentato con finalità terroristiche per l'assalto al cantiere di Chiomonte, avvenuto la notte tra il 13 e il 14 maggio di un anno fa. Un anarchico, in particolare, ha lanciato all'interno dell'aula alcuni volantini dal titolo «Radio Rinaudo», nei quali si fa riferimento a microspie ritrovate all'interno dell'Asilo Okkupato, una delle storiche case anarchiche torinesi. E anche le microspie, poi, sono state lanciate in direzione del banco occupato dai pm. Mentre i No Tav gridavano «tutti liberi», rivolgendosi ai quattro imputati, insulti e minacce sono stati indirizzati ai due magistrati, Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, e verso la figlia maggiore di quest'ultimo, Beatrice, candidata alle regionali in Piemonte per Fdi.
Fino a quel momento l'udienza si era svolta senza intemperanze, grazie anche al presidente della Corte d'Assise, Pietro Capello, che fin da subito aveva stemperato i toni, consentendo ai quattro imputati - Mattia Zanotti, Claudio Alberto, Niccolò Blasi e Chiara Zenobi - di poter assistere al dibattimento all'interno della stessa cella. Nonostante il rischio di una condanna non inferiore ai 20 anni di carcere- secondo l'accusa scatenarono in Valle di Susa un'azione simultanea su quattro lati:, molotov contro le forze dell'ordine, bombe carta, bengala, razzi sparati con i mortai- i 4 antagonisti hanno trasmesso in più di un'occasione l'impressione di un netto distacco rispetto a quanto stava accadendo attorno a loro. Sorridenti, con tanta voglia di scherzare, hanno trascorso l'intera udienza rivolti verso il pubblico, in direzione dei compagni impegnati a salutare, a lanciare messaggi d'affetto e a mostrare magliette con la scritta «tutti liberi». E poi applausi e cori. E anche slogan No Tav urlati a gran voce durante le poche pause del dibattimento. « io figlio e gli altri tre compagni No Tav arrestati non sono terroristi ma capri espiatori», sostiene Cristina Cicorella, mamma di Mattia Zanotti.
Uno spaccato surreale che ieri appariva in forte contrasto con la gravità dei reati contestati dalla Procura e con il clima di tensione che ha caratterizzato le settimane di attesa prima del dibattimento. La paura c'era e c'è ancora, ed è palpabile negli sguardi dei giudici popolari, tutte donne, che hanno chiesto espressamente di non essere riprese e fotografate: non vogliono che i loro volti vengano associati a questo processo e temono di diventare un bersaglio per gli estremisti in cerca di vendetta. Un timore che nelle settimane scorse avrebbe spinto tre giudici a rinunciare all'incarico, ufficialmente per problemi di salute.

Il processo è stato aggiornato al 6 giugno.

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