I tre tenori contro Sanremo «Il festival andava spostato»

RomaMadame et monsieur, ladies and gentlemen, signori e signore ecco a voi, in mondovisione, Imu e le storie tese. Grazie, tocca a Max Gazzè con la sua patrimoniale. Poi ascolteremo SuperMario nel brano «Cosa ci hai messo nel caffè». A seguire, i big: Silvio B. ne «il ragazzo della via Gluck»; Bersani (non Samuele) in «Perdere l'amore». Carlà Brunì, in arte Sarkozy, illustrerà il sussidio di cittadinanza; Rocco Sifredi la riduzione dell'Irap.
Una volta tanto siamo già in grado di anticipare che cosa resterà nella mente degli italiani del festival di Sanremo edizione minimalista 2013. Un gran casino (e magari Casini). Perché grazie al combinato disposto della moderna tecnologia dello zapping e dell'antica arte del politburo, al palinsesto del popolare appuntamento del teatro Ariston si è sovrapposto un altro appuntamento, di popolo anche se non più tanto popolare: le elezioni. Ecco così che dal cappello magico della commissione di Vigilanza, in virtù degli spazi assegnati dalla Tv di Stato, sono sbucate fuori accoppiate di sicura presa. Martedì, serata inaugurale del festival su Raiuno, Mario Monti e la sua Scelta civica saranno in onda su Raidue (alle 22.20). Mercoledì 13 toccherà a Bersani (non Samuele) intervenire, seguito da Berlusconi. Giovedì sera, ancora uno spazio per la lista Monti. Tenori contro tenori, e non sarà tutta musica per le orecchie degli elettori.
Come uscire da un tale cul de sac? Il Pdl, in verità ancor prima del diabolico sorteggio, una strada l'aveva già indicata: quella di rinviare il festival a dopo le elezioni, anche per il rischio di sponsorizzazioni politiche (più o meno occulte). Ma dopo il pasticciaccio brutto della Vigilanza, Berlusconi non ha potuto fare a meno di rilevare come «Sanremo andasse assolutamente spostato ed è incomprensibile la decisione della Rai, tanto più che ci stiamo giocando il nostro futuro con le prossime elezioni». Il festival, insiste il Cavaliere, «si aggiunge alla par condicio e complica la possibilità di comunicare». Par condicio che «è la legge più assurda che si poteva immaginare e che vige solo nel nostro sistema. Anche perché il più piccolo partito ha lo stesso spazio in tivù del grande». Tanto che Oscar Giannino e Marco Ferrando precederanno la performance di Monti, i micro-liberali quelle di Bersani e Berlusconi.
Eppure nei piani alti di Saxa Rubra non sono così in apprensione. Il presentatore del Festival, l'onnipresente Fabio Fazio, risponde con un tweet irridente: «Berlusconi ha detto che Sanremo andava spostato: ma dove? Aspettiamo proposte!». E, in serata, il Cav è tornato sul tema di un Sanremo sinistrorso: «Le voci che corrono sono queste: essendoci la Littizetto avrebbe preparato tutto contro il centrodestra e in particolare contro di me ma non ho timori perché la reazione poi ci premia». Proprio mentre il candidato leghista Bobo Maroni, suonatore di sax, fa sapere forse ad hoc che lui, come tutti gli anni, il festival della canzone italiana lo guarderà, da vero «appassionato di musica» (e probabilmente falso padano).


Ma se è scontato che Sanremo faccia parlare di sé, allora è giusto aggiungere altro sale sulle ferite come il consigliere del Cda Rai, Antonio Verro, che contesta la scelta di invitare l'ex premier dame Carlà, per il «ruolo che sembra aver avuto sulla vicenda del terrorista Battisti, veramente molto ambiguo e discutibile».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica