C'è proprio scritto così sulla direttiva della Procura militare di Verona (una delle tre in Italia, con Roma e Napoli) inviata il 17 ottobre a tutti i comandanti di corpi e forze di polizia del Nord, dal Piemonte al Veneto, dalla Lombardia all'Emilia Romagna, dalla Liguria al Trentino.
Come mai tanta improvvisa severità? E che senso ha innescare la miccia a una miriade di cause che nella stragrande maggioranza dei casi certamente finiranno nel nulla? Coinvolgendo, per assurdo, anche personaggi-simbolo come il brigadiere Giuseppe Giangrande, ferito da un folle davanti a Palazzo Chigi ad aprile scorso.
È vero che procure e tribunali militari lavorano scandalosamente poco e che dagli ultimi dati disponibili si contano per i 48 magistrati lautamente pagati solo una sessantina di cause l'anno, il 10 per cento dei procedimenti avviati.
Una macchina costosa, con centinaia di dipendenti, auto blu e palazzi storici, che in tempi di tagli e sacrifici molti giudicano inutile: una Casta di nicchia. Tanto che il 9 ottobre il governo ha sottoscritto un ordine del giorno del Senato che proponeva l'abolizione proprio della Procura militare di Verona e di quella di Napoli. «Si è assistito negli ultimi anni - dice il documento- ad una caduta verticale del lavoro delle procure militari e dei relativi tribunali e l'emergere di una sottoutilizzazione degli apparati della giurisdizione speciale che ha posto seriamente in dubbio l'opportunità e/o l'utilità di una struttura, che è divenuta per di più chiaramente antieconomica».
Facile immaginare l'allarme che si dev'essere diffuso tra le toghe con le stellette. Sarà una coincidenza, ma passa solo una settimana e arriva la direttiva veronese. Capace di far girare un po' di più l'esangue circolo lavorativo della giustizia militare. L'obbligo di segnalazione immediata di chi ruba o ferisce un commilitone, chi danneggia mezzi di servizio, si ubriaca o si droga, il procuratore Enrico Butitta lo estende a chi è responsabile di «ogni assenza dal servizio, ancorché giustificata da certificazioni mediche, della durata superiore a 30 giorni lavorativi».
Insorgono subito i sindacati militari, parlando di «accanimento giudiziario nei confronti dei convalescenti». La circolare è «singolare quanto irrituale», spiega l'avvocato Giovanni Surano, membro della Ficiesse (Associazione finanzieri cittadini e solidarietà) perché prevede la denuncia penale per «simulazione d'infermità». «È un'iniziativa inaccettabile - dice Surano - che preoccupa molto anche perché può costituire un precedente per le altre procure d'Italia. Si tratta di un obbligo generalizzato, che sembrerebbe contra legem. Bisogna assolutamente tornare indietro. Chiediamo l'intervento del ministro della Difesa, del Consiglio della magistratura militare o della Procura generale presso la Cassazione». Con i sindacati dei finanzieri si muovono quelli dei carabinieri. Protesta il Coir di Palidoro (Roma), chiedendo ai rappresentanti nazionali di farsi sentire dal governo e dalle Camere. Si preparano interrogazioni parlamentari al ministro della Difesa Mario Mauro.
Diverse proposte di legge prevedono di abolire gli uffici giudiziari (tribunali e procure) nelle sedi di Verona e Napoli e ora c'è l'impegno del governo a valutare queste ipotesi sulla base della mozione firmata dai senatori Pd Francesco Russo e Felice Casson e da Fabiola Anitori, ex M5S ora nel gruppo Misto.
Nulla di più di buoni propositi, in realtà, ma la crisi e la spending review stavolta potrebbero davvero colpire gli sprechi della giustizia militare. E sono in tanti a correre ai ripari.
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