Imprese in piazza: "Ridateci il futuro"

Martedì la protesta di autonomi, commercianti e imprenditori: "Basta tasse, siamo la spina dorsale dell'Italia"

Imprese in piazza: "Ridateci il futuro"

La prima volta. Già, solo che questa sarà la prima delle prime volte. Perché vale sempre la pena di tentare nuove avventure, specie se le nuove avventure possono tradursi in più solidi e promettenti legami. Così il 18 febbraio 2014 diventerà una data storica che farà convogliare a Roma in piazza del Popolo per la prima volta nella storia, imprenditori, commercianti e artigiani di Rete Imprese Italia. Parola d'ordine e slogan della manifestazione: «Senza impresa non c'è Italia. Riprendiamoci il futuro». Troppe tasse, troppa incertezza burocratica e costo del lavoro alle stelle. Impossibile, in queste condizioni, fare impresa è il grido di dolore che sale congiuntamente da Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. Sono già 700 i pullman pronti a mettersi in marcia per Roma, e migliaia i posti prenotati su treni e aerei da piccoli e medi imprenditori che parteciperanno alla manifestazione. E per Marco Venturi, presidente di Confesercenti e presidente pro tempore di Rete Imprese Italia, «le decine di migliaia di imprenditori che arriveranno in piazza lo faranno per rivendicare una svolta urgente e concreta della politica economica. Mostreremo la nostra voglia di costruire e di far crescer il Paese facendo crescere le imprese. Scendiamo in campo con orgoglio per farci sentire, visto che siamo il motore del Paese e rappresentiamo il 94 per cento del totale delle imprese e il 69 per cento del fatturato italiano». Conti alla mano, infatti, la mobilitazione unitaria di Roma arriva dopo anni di una crisi che ha depauperato le aziende: il credito alle piccole e medie imprese è in calo dal 2011, e in compenso la pressione fiscale sulle aziende è al 66 per cento, il 20 per cento in più della media europea.

Parole dure anche da Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato: «Vogliamo avere una legittimazione dalla politica per il nostro ruolo economico e sociale, essere compartecipi. Le tasse le paghiamo qui, non in Olanda, e in Italia siamo rimasti solo e esclusivamente noi, che siamo il tessuto connettivo della società e del Paese. Basta dare bastonate sulla spina dorsale del Paese, ne abbiamo piene le tasche. È il momento di fare, non di tacere». Amaro anche lo sfogo di Giacomo Basso, presidente di Casartigiani: «Noi non delocalizziamo, siamo legati al territorio e alle gente, siamo legati al Paese. La manifestazione serve per riguadagnare una considerazione e un rispetto che non abbiamo più dal governo». E Daniele Vaccarino, presidente della Cna afferma convinto: «Abbiamo fatto bene a indire la manifestazione, abbiamo colto nel segno la volontà della nostra gente perché le nostre imprese sono state ascoltate ma mai è stato fatto qualcosa a loro favore, vedi le vicende Irap e Sistri. Chiediamo da tempo di essere ascoltati dal governo, visto che la concertazione è stata cancellata». Dimenticati dalle istituzioni anche i titolari di pubblici esercizi che lamentano le troppe tasse, troppo varie e confuse. Rosa Caterina Cirillo, dell'ufficio legislativo di Fipe, le definisce «nocive»: «In questo periodo di crisi gli esercenti vengono subissati da tasse continue e da cambiamenti continui delle stesse: la Tares adesso diventa Tari, che poi si unisce a Tasi e Imu, tutte tasse che vengono ad inficiare l'attività. L'esercente si trova a non sapere se ha pagato, né quando e quanto deve pagare: ci si trova in situazioni di confusione generale che non aiutano l'impresa».

E anche quando l'impresa funziona diventa molto difficile espanderla per via del costo del lavoro, spiega Silvio Moretti, direttore delle relazioni sindacali di Fipe. E la nuova normativa non aiuta: «La legge Fornero ha aggravato i costi su alcune tipologie, ad esempio i contratti a termine, e soprattutto ha ridotto la flessibilità in entrata». Tutti a Roma.

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