Roma - La mini-Imu sarà un po' meno «mini». Soprattutto nelle grandi città del Nord guidate (un caso?) dal centrosinistra. Nei 48 capoluoghi dove, in virtù dell'aliquota superiore al 4 per mille, i proprietari di immobili dovranno mettere mano al portafogli entro il 24 gennaio, il conto più salato è a Milano, Genova e Torino, con Siena al quarto posto, Foggia al quinto e Napoli al sesto. Nel capoluogo lombardo, che ha fissato l'aliquota al valore massimo (pari al 6 per mille), il costo della mini-Imu per un immobile di tipologia A2 sarà, in media, pari a 200 euro. La cifra decisamente più alta del Paese, che scende a 158 euro a Genova, 152 a Torino, 150 a Siena e 144 a Foggia. Va meglio agli abitanti della Capitale, che si piazza al ventesimo posto della classifica: a Roma l'esborso medio per un appartamento della stessa tipologia catastale scende a 78 euro. Decisamente «mini» infine l'Imu per i grossetani, che con un'aliquota pari al 4,40 per mille (la più bassa in assoluto tra i 48 comuni che hanno deciso di fissare l'aliquota a un valore superiore al 4 per mille) pagheranno intorno ai 16 euro. A stilare la classifica del costo dell'imposta (che riguarda oltre dieci milioni di italiani) nelle varie città, al netto della detrazione di 200 euro prevista per i proprietari di prima casa, è stata la Cgia di Mestre. L'Associazione artigiani e piccole imprese della città veneta ha elaborato i dati basandosi sulle aliquote e sulle rendite catastali dei vari comuni per le due principali categorie catastali, la A2 (abitazioni di tipo civile) e la A3 (abitazioni di tipo economico), che in Italia comprendono oltre il 70 per cento delle prime case interessate dall'imposta. Anche per le abitazioni A3 al primo posto c'è Milano, ma la mini-Imu per questa categoria scende in media a 87 euro, contro gli 84 di Siena e gli 83 di Genova. A Roma, undicesima in questa classifica, per una prima casa A3 si pagheranno, in media, 59 euro. Anche per le abitazioni economiche la classifica si chiude con Grosseto, in coabitazione con Teramo, dove bastano 13 euro per pagare l'imposta. Se Grosseto ha tenuto la mano leggera (con altre cinque città la cui aliquota è rimasta inferiore al 5 per mille), sono 23 - quasi la metà del totale - i comuni che dal Nord al Sud hanno invece deciso di alzare l'asticella al valore massimo, il 6 per mille. Tra questi, oltre alle già citate Milano e Siena, troviamo anche Napoli, Catania, Cremona, Parma, Perugia, Caserta, Brescia, Rovigo, Alessandria, Ancona, Catanzaro, Caltanissetta e Messina. Ed è proprio sulla differenza tra l'aliquota base fissata dal governo al 4 per mille e quella stabilita dal proprio comune che i contribuenti devono calcolare l'ammontare dell'imposta, che è pari al 40 per cento della forbice. Ma a influire, come detto, sono anche i valori delle rendite catastali nelle varie città. I comuni interessati dall'imposta, compresi quelli non capoluogo, sono 3.377, circa un terzo del totale. Critico il commento sulla mini-Imu del segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, che osserva come i proprietari di immobili in Italia, soprattutto dopo anni nei quali il valore del mattone ha segnato una decisa flessione, abbiano ormai «la percezione che la prima casa non costituisca più quel bene rifugio che da sempre ha caratterizzato la principale modalità di risparmio di moltissime famiglie italiane».
Anzi la casa, secondo Bortolussi, è diventata per molti italiani soprattutto una fonte di preoccupazione e di esborsi, trasformandosi «addirittura in un incubo - conclude il segretario dell'associazione mestrina - perché tra Imu, Tasi, Tares e maggiorazioni varie si è chiamati a pagare sempre di più senza avere nulla in cambio».
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