"È ingiusto criticare la Chiesa su Priebke. Lo Stato ha fatto peggio"

L'esperto di religioni: "Che figuraccia l'Italia colta di sorpresa dalla morte di un centenario. Ma corretto negare funerali solenni"

È la solita Italietta. Massimo Introvigne, sociologo delle religioni e autore di numerosi libri, allarga le braccia: «Questo era un caso da trattare con discrezione e sobrietà, anticipando i tempi. Invece è diventato una sorta di carnevale chiassoso in cui tutti hanno perso: la famiglia di Priebke e il suo avvocato, la Chiesa, lo Stato. Però la figura peggiore l'hanno fatta le nostre istituzioni».

Perchè?
«Si sa che una persona arrivata al traguardo dei cento anni è destinata a morire. E non mi risulta nemmeno che Priebke sia il primo criminale nazista a lasciare questo mondo».

Quindi?
«Quindi lo Stato e tutti gli altri attori di questa vicenda avrebbero dovuto accordarsi prima, quando Priebke era vivo. E organizzare una cerimonia funebre riservata, discreta, magari nel recinto chiuso di un cimitero di guerra o di una base militare».

Invece è scoppiato il caos.
«Per questo dico che l'Italia, l'Italia che si era riscattata con il recupero della Concordia al Giglio, ha dato una pessima prova. Approssimazione. Superficialità. Chiasso».

Però Priebke è rimasto agli arresti domiciliari fino al suo ultimo giorno di vita.
«È l'ennesimo paradosso di una storia gestita male e finita peggio. L'autorità ha controllato il detenuto fino all'epilogo, ma si è scordata completamente della sepoltura».

Anche la Chiesa esce male da questa storia?
«Forse anche il Vicariato avrebbe potuto prevenire questa situazione, stimolando gli altri interlocutori a decidere una sorta di exit strategy».

D'accordo, ma perchè negare il funerale pubblico all'ufficiale delle SS?
«La Chiesa aveva proposto la benedizione della salma, che poi di fatto è il funerale, in forma privata, però l'avvocato ha rifiutato questa offerta».

Ma la Chiesa non dovrebbe mettere al primo posto la misericordia?
«Ci mancherebbe.

E allora?
«E allora le rispondo così: provi a immaginare un funerale pubblico, con tanto clamore, di un boss come Totò Riina per le vie di Corleone».

Ma Priebke non si era convertito?
«È controverso. Non dispongo di informazioni precise. Ma ammettiamo pure la sua ipotesi».

Ammettiamo che il capitano andasse a messa e si confessasse.
«Cambia poco. Perchè il Priebke pubblico, anche nell'ultima intervista di poche settimane fa, ha sempre ribadito la sua fedeltà al nazismo. Non ha mai preso le distanze da quell'ideologia e da Hitler, è arrivato perfino a negare le camere a gas. Ora il nazismo è stato condannato dalla Chiesa e non da papa Francesco, ma già da Pio XI e Pio XII».

Insomma?
«Io capisco che davanti alla morte certi nodi e certe rigidità si sciolgano, però si deve tener conto del sentire della comunità, delle ferite della guerra, delle tragedie inenarrabili provocate dal nazismo. Quindi mettiamola così: a conversione privata funerale privato, a conversione pubblica funerale pubblico. E questo, sia chiaro, senza voler giudicare il percorso di fede di ciascun essere umano».

Così, alla fine, sono entrati in scena i lefebvriani.
«Che hanno rifiutato l'offerta di rientrare nella Chiesa fatta da papa Ratzinger e ora sono in difficoltà perchè subiscono, da destra, lo scisma nello scisma del vescovo negazionista Richard Williamson».

Quindi cercano di

accreditarsi con gesti eclatanti come il funerale, peraltro sospeso, del boia delle Ardeatine?
«Sì, i lefebvriani hanno bisogno di puntellare la propria immagine. E radicalizzano in modo pericoloso le proprie posizioni».

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