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La grande bellezza sarebbe riconoscere l'Oscar di Berlusconi

Il film di Sorrentino ha vinto la statuetta. Tutti lo esaltano ma nessuno dice grazie a chi l'ha prodotto e distribuito

La grande bellezza sarebbe riconoscere l'Oscar di Berlusconi

Per Renzi, l'Oscar alla Grande Bellezza è la prova che «non dobbiamo aver paura ad allargare le nostre ambizioni». Per Franceschini, ministro della Cultura, che «se l'Italia crede in se stessa, ha fiducia e investe nei propri mezzi può vincere». Vendola ringrazia «tutti coloro che hanno reso possibile questa magnifica opera», la Boldrini afferma che «il cinema è risorsa fondamentale per la cultura». Napolitano parla di «una grande vittoria per l'Italia», e la ministra europea alla Cultura Vassiliou esclama: «Fantastica Italia».

L'Italia della sinistra postcomunista e quella renziana (al momento teniamo una separazione in attesa di giudizio) si intestano il merito dell'Oscar di Sorrentino. Loro sì che sanno come si fa a far trionfare il made in Italy. Ma tacciono colpevolmente due cose. La prima. Il film è la presa per i fondelli del loro mondo, vuoto e ipocrita. La seconda è ancora più ridicola. Perché chi ha permesso a Sorrentino di salire sul palco, quello che - per citare i signori di cui sopra - non ha avuto paura di allargare le sue ambizioni, di investire propri soldi, quello che va ringraziato, quello che ha capito che il cinema è una risorsa e che ha contribuito a fare vincere l'Italia ha un nome e un cognome volutamente assenti dai loro commenti. Si chiama Silvio Berlusconi, fondatore e azionista di maggioranza del gruppo Mediaset, la cui controllata Medusa ha creduto nel progetto di Sorrentino, prodotto (insieme a piccoli partner) e distribuito la pellicola.

Scusate Renzi, Franceschini, Vendola, Boldrini, Napolitano e soci: dire un grazie alla più importante e prestigiosa azienda culturale privata del Paese, Mediaset, è chiedere troppo? La risposta è scontata: troppo. Perché ammettere che Berlusconi, la sua famiglia e i suoi manager (Carlo Rossella e Giampaolo Letta a Medusa) sono il volano del migliore sapere italiano vuole dire sconfessare vent'anni di linciaggio mediatico. Significa rinnegare i fischi di giornalisti e cinefili di sinistra che alla mostra di Venezia accompagnano la vista del logo Medusa in testa di pellicola (anche per questo alla scorsa edizione del festival Medusa non presentò alcun film in concorso).

Ci sono voluti gli americani, direi il mondo intero, per riconoscere che Mediaset non è quell'associazione a delinquere immaginata dai magistrati italiani. Oggi siamo orgogliosi di Sorrentino, ma anche di Mediaset e di quel folle di Berlusconi che continua a investire in un Paese così. E adesso, cari compagni, continuate pure a fischiare Medusa e a spiegarci che cosa è cultura e come si fa: siete come le patetiche caricature della Grande bellezza.

Poca cosa.

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