RomaUn «virus». E «duro da estirpare». Questo è il sessismo, per Giorgio Napolitano, in particolare «se da volgare battuta da bar sale nelle sfere politiche, se si esprime in Parlamento, se usando blog e siti si diffonde legittimato da fonti autorevoli».
Il presidente della Repubblica festeggia al Quirinale la Giornata della donna usando parole pesanti contro quel «fenomeno tragico» che è la violenza al femminile e ricordando il «lutto collettivo» per le morti soprattutto di mogli e compagne uccise per un malinteso amore.
Ma Napolitano parla anche della cultura dominante e del linguaggio che la riflette, usando strumenti nuovi come il web. Pesa sulla politica come sul resto e il capo dello Stato cita recenti «esempi ignobili come insulti e minacce contro la presidente della Camera» e aggressioni a sfondo sessuale contro parlamentari. Non cita il M5S, ma è a questo che si riferisce. Dice, insomma, che non si è fatto abbastanza e il tema della pari opportunità in Italia non è «superato».
Al momento delle onorificenze, gli esempi femminili scelti dal Quirinale sono Lucia Annibali, sfigurata con l'acido dal suo ex fidanzato, Franca Viola che si rifiutò di sposare il mafioso che la rapì, il commissario di polizia Francesca Monaldi, suor Eugenia che accoglie le immigrate. «È vero - dice Napolitano - che la donna è crescita, ma possiamo dire qui tutti che la donna è civiltà». E l'Italia deve diventare un Paese più civile. Per questo il presidente incoraggia le otto ministre che rappresentano l'esatta metà del governo Renzi e ringrazia per l'impegno anche quelle del precedente esecutivo Letta. Subito si risente l'anima femminile del governo Berlusconi e tutto questo accade mentre in Parlamento ci si divide sulle «quote rosa» nella prossima legge elettorale, dopo l'appello trasversale di 90 deputate di sinistra, centro e destra. Curiosità: poche, pochissime, le renziane che hanno firmato.
I politici di sesso maschile, convinti della loro forza, propongono uno scambio: le quote in cambio delle preferenze. Come a dire: vediamo poi chi vince. Proprio domani alla Camera ci sarà il voto sulla legge elettorale e si vedrà se i tentativi di mediazione sono riusciti a ridurre le distanze tra favorevoli e contrari. Quanto grandi saranno le quote rosa? Si parla di 60 per cento dei posti in lista agli uomini e quaranta alle donne. Non proprio a metà, quindi.
«Nessuna opposizione preconcetta», assicura Giovanni Toti di Forza Italia, sull'ipotesi di inserire la parità di genere nella legge. Si dice pronto al confronto, anche se personalmente «più per il merito che per le quote» e spiega che le «perplessità» del partito di Silvio Berlusconi nascono dal timore che questo diventi un «cavallo di Troia con cui fare altri emendamenti meno nobili».
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