RomaManette virtuali al pm Ingroia, cartellone di polistirolo con le riforme targate Berlusconi in testa al giornalista dell'Espresso, risposte via web alle domande dei supporter pidiellini, e sarcasmo a piene mani sparso sugli avversari politici, Monti in primis. Un'altra giornata all'insegna del Berlusconi show: dalla mattina alla sera.
Il Cavaliere si presenta la mattina presto negli studi de La7 e si capisce subito che è tutto fuorché appisolato. Specie il giorno successivo all'attacco frontale di Monti che, dagli studi di Porta a Porta, gli aveva dato del pifferaio magico. Secca la risposta del Cavaliere: «Forse è sotto choc per i sondaggi che lo indicano come uno dei leaderini del centro». Pausa col sorriso: «Ma mi sono pure ricordato di Flaiano che diceva che qualche volta l'insuccesso dà alla testa». L'affondo non si ferma qui: «Monti ha rivelato il patto pre-elettorale con Bersani, si è presentato sotto mentite spoglie di indipendenza ma è una protesi della sinistra». Saccheggia le metafore più ruvide il Cavaliere; che risponde a tutte le accuse rivoltegli. Quella sul redditometro figlio del suo governo, per esempio: «Il nostro era totalmente diverso da quello di Monti: ad esempio ora c'è l'inversione dell'onere della prova e ci sono tutte quelle voci che spaventano i cittadini, ed è disincentivante dei consumi». Non solo: «Hanno congelato completamente gli acquisti di certi beni. Tutto questo produce contrazione dei consumi, riduzione delle vendite ed esubero dei lavoratori».
Quindi la zampata nei confronti del senatore a vita: «Trovo immorale che possa ancora utilizzare questo titolo che lo pone al di sopra delle parti. Se lo avessi saputo, non avrei firmato la sua nomina». Il Cavaliere lotta come un leone e quando gli si contesta di non aver fatto nulla o comunque non abbastanza, prende il cartellone con le riforma fatte dai suoi governi e lo dà scherzosamente in testa al cronista dell'Espresso, Marco Damilano. Si ride. «In privato è anche simpatico», dice il Cavaliere del cronista.
Ne ha pure per Fini: «Ormai al massimo del ridicolo. Propugna l'impegno con gli elettori di non cambiare casacca. La massima che il successo ha dato alla testa funziona al 100% anche per lui»; e per Casini: «Dato che loro sono sempre vicini alla famiglia hanno introdotto il quoziente familiare nei partiti avendo candidato 4 figli di parlamentati precedenti, il nipote di De Mita, il genero e la cognata di Casini».
Ma è sulla giustizia che Berlusconi torna alla carica: «Preoccupato dall'esito dei miei processi? Sempre, quando si svolgono in sedi come Milano - risponde - il tribunale di Milano è quello che mi ha fatto pagare 564 milioni a De Benedetti, tessera numero uno del Pd, ed è il tribunale che ha dato la sentenza di divorzio da mia moglie. Per fortuna esistono moltissimi giudici integerrimi». Ma sulla Boccassini attacca: «dovrebbe andare sotto processo per un sacco di buoni motivi - dice quando si parla di Ruby - uno tra gli altri, l'aver impiegato ingenti risorse dello Stato su un'accusa inesistente». Siparietto poi con il magistrato Ingroia, incrociato per caso negli studi di La7. Il Cavaliere gli va incontro sorridendo: «Forse dovrei salutarti così...» e incrocia i polsi facendo il segno delle manette. «Stai diventando troppo di sinistra», dice anche il Cavaliere prima di allontanarsi.
Poi ritorna sul prossimo candidato alla presidenza della Repubblica: «Se voterei Mario Draghi al Colle? Assolutamente sì», risponde il Cavaliere poco prima che da Francoforte arrivi la seguente nota: «Il presidente della Bce terminerà il suo mandato il 31 ottobre 2019».
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