Lavora e non frignare, il "diritto al riposo" di Salis e l'ombrellone: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: la verità su Hamas, il futuro di Don Biancalani e l'animatore che non vuole la gavetta

Lavora e non frignare, il "diritto al riposo" di Salis e l'ombrellone: quindi, oggi...

- In questo mondo al contrario un tizio ruba la bici ad un signore, il quale ha delle telecamere, lo riprende, pubblica il video sui social per rintracciarlo e… invece di andarsi a nascondere, il bandito lo denuncia per diffamazione. Il dramma è che forse troverò pure qualcuno disposto a dargli ragione.

- Leggo su Repubblica il seguente capoverso: “Il premier israeliano respinge la responsabilità e sostiene che «gran parte degli spari sono stati effettuati da Hamas», senza fornire prove. Ripete che il gruppo palestinese sta rubando le scorte di medicine e cibo, ma è una circostanza che nessun reporter indipendente ha potuto verificare sul campo”. Toc toc, Repubblica: che Hamas rubi i camion di cibo lo dice l’Onu secondo cui solo 1 decimo degli aiuti arriva a “destinazione”, cioè alla popolazione affamata. Il collega può leggere il resoconto sull’Adnkronos, se lo ritiene.

- Sono dell’idea che i servizi offerti al pubblico vadano pagati, sia chiaro. Capisco far pagare il coperto, il pane e se volete anche servizi extra come il taglio di qualcosa. Però battere sullo scontrino 1,50 euro per aver “tolto” un ingrediente dalla pizza beh: questo è oggettivamente troppo, soprattutto se non ha informato prima - come sembra - il cliente.

- Don Biancalani è stato trasferito dalla “sua” parrocchia, quella dove - in condizioni non sempre ottimali - ospitava numerosi migranti. Questo dimostra due cose: 1) è cambiato il mondo, rispetto alla guerra dei preti di strada contro Salvini; 2) neppure la Chiesa può più permettersi di fare accoglienza senza un minimo di regole e di rispetto per la zona in cui la parrocchia insiste. In fondo il primo scopo dei pastori sarebbe quello di guidare spiritualmente i fedeli, non di trasformarsi in una ONG. Per quanto possa essere lodevole la Caritas, essa è un’opera accessoria al messaggio di Cristo. Non il suo fulcro.

- Un giovane animatore di 20 anni va a Rimini, firma un contratto da 1300 euro per un mese di attività, scopre che l’alloggio non è di suo gradimento e che ciò che gli resta in tasca, tolto vitto e alloggio, ovvero 650 euro, sarebbe “uno stipendio da fame”. Primo: fare l’animatore non richiede competenze stratosferiche, la “fuga dei cervelli” non c’entra un fico secco, quindi la paga sarà commisurata alla tipologia di impiego (si aspettava forse che per guidare la baby dance lo ricoprissero d’oro?). Secondo: se pensi che siano pochi, bastava non accettare l’incarico all’inizio. Terzo: siamo più o meno al livello delle tendine che pretendevano alloggi popolari possibilmente vicino all’Università, perché giammai fare i pendolari dalla periferia. Oppure degli studenti ribelli che “non riconosciamo questo sistema valutativo della scuola” che non ci “capisce”, “accompagna” e “valorizza”. Viziati? No. Fuori dal mondo? Forse sì. Non sto dicendo che la camera con la muffa sia l’ideale, ma un minimo di spirito di adattamento per un lavoretto estivo ad una certa età si potrebbe anche avere. In alternativa: a) chiedi che i 1300 ti siano devoluti interamente, senza accettare vitto e alloggio, e poi voglio vedere a Rimini ad agosto quale sistemazioni trovi a meno di 650 euro al mese; oppure b) lasci il tuo posto a qualcuno che, pur di farsi un mesetto in Riviera e rimediare due soldini, è disposto a fare un po’ di gavetta. Meno frignare, più lavoro.

- Entriamo anche nel merito di questa benedetta crisi estiva delle riviere italiane, la quale sarebbe colpa dei costi esorbitanti degli ombrelloni e dei lettini. Primo: se il lido attrezzato ha i prezzi elevati, basta andare nelle spiagge libere. Secondo: non esiste un “diritto all’ombrellone”. Certo: alcuni sono scandalosi, magari servirebbero più spiagge libere, però il mercato funziona a domanda ed offerta. Vedrete che quando la gente smetterà di affittare lettini per via dei costi stratosferici, i gestori inizieranno a farli scendere. Oppure volete anche un “ombrellone cap” deciso dallo Stato? E allora perché non diciamo che anche le stanze d’albergo costano troppo? E gli spaghetti: perché pagarli 12 euro quando farli in casa costerebbe molto meno? Il punto è che se vuoi mangiare al ristorante, senza la fatica di dover cucinare, sparecchiare e lavare, paghi. Dunque se vuoi l’ombrellone senza doverlo piantare, il lettino pronto all’uso, la spiaggia pulita e tutto il resto, allora paghi. Se costa troppo o non sei disposto a spendere, vai altrove. In attesa che il mercato riporti tutto a più miti consigli.

- Poi c’è Ilaria Salis. La quale, potendosi godere le vacanze col suo stipendio da eurodeputata, riesce a scrivere la seguente idiozia social-comunista: "Purtroppo in Italia, con stipendi da fame e un capitalismo straccione, sempre più persone non possono permettersi una vacanza, neanche breve, neanche in piena estate. Molte altre sono costrette a vacanze lampo, inventandosi mille stratagemmi per spendere il meno possibile e facendo molte rinunce. E questo è inaccettabile: un degno riposo estivo non deve essere un privilegio, ma un diritto”. Ma che diavolo stai dicendo? Certo: le ferie sono un “diritto”, per i dipendenti (ci sono Partite Iva che, purtroppo, non possono permetterselo se non vogliono uscire dal mercato), ma non c’è scritto da nessuna parte che tutti debbano potersi fare la vacanza all’estero o un mese al mare. Da che mondo è mondo, i ricchi vanno in yacht, la classe media in hotel e chi non può permetterselo resta a casa. Si riposa, ma a casa. È gradevole? No. È ingiusto? Neanche, perché il “capitalismo straccione”, con tutte le sue disuguaglianze, ci ha permesso di essere quelli che siamo.

Seguendo il ragionamento di miss Salis, se io decidessi che il mio “degno riposo estivo” può esserci solo su un jet privato, dovrei forse chiedere al governo di abbassare i costi dei voli privati? O di darmi uno yacht di cittadinanza?

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