Milano E adesso da che parte andiamo? All'uscita dal quartier generale di via Bellerio, Lega e leghisti aspettano. Aspettano ad accendere il navigatore dell'opportunità politica prima di scegliere quale strada seguire. Aspettano ancora un poco per valutare la questione delle alleanze, in vista di Regionali e Politiche. Ma la sensazione che emerge, da un consiglio federale piuttosto movimentato, è che Bobo Maroni sia quasi riuscito a far digerire ai suoi un accordo pro Cavaliere. Anche se, a sera, detta la linea ufficiale: «No a Monti e anche a Berlusconi candidato premier». Quindi l'idea resta Alfano. «Abbiamo difficoltà di dialogo con il Pdl perché non sappiamo bene chi sia l'interlocutore».
Ma andiamo con ordine e partiamo da ieri mattina, quando, ad Arcore, si è tenuto il super vertice fra lo stesso Maroni e Silvio Berlusconi che, dopo un franco scambio di vedute, ha portato dritto Maroni, con certe idee in testa, in via Bellerio, nel pomeriggio, per la full immersion del federale. Al termine bocche cucite e conferenza stampa annullata. Difficile fiutare gli umori in casa Lega se i primi a fiutarli, con difficoltà, sono proprio i leghisti. «Si è parlato soprattutto di Lombardia e del nostro candidato per la Lombardia, perché ciò che non siamo riusciti a cambiare a Roma è adesso possibile cambiarlo a Milano», è il parere di un autorevolissimo esponente del partito che, peraltro si è affrettato, nella conversazione informale con il Giornale, a sottolineare che la fiducia nei confronti di Maroni non è stata messa in discussione. Secondo la stessa fonte, lo scenario politico e gli apparentamenti nazionali non sarebbero stati presi in esame nella riunione del Carroccio anche se Maroni ha ampio mandato per valutare nei prossimi giorni accordi sia per correre le politiche in compagnia di partner decisamente noti sia per scegliere la via solitaria.
In buona sostanza, prioritaria per i leghisti, anche e soprattutto per coloro come Tosi e Salvini che non hanno un particolare feeling con Berlusconi, è, in questo momento, la scelta più idonea e strategica per riuscire vincere in Lombardia con il proprio candidato. Detto questo è altrettanto vero che qualche salita di toni in consiglio c'è stata tanto che qualcuno dei dirigenti se ne è uscito testualmente con la seguente frase: «Ma come, contestavamo a Bossi i suoi incontri del lunedì ad Arcore e il famoso abbraccio mortale con Berlusconi e adesso Bobo tu fai la stessa cosa solo per portare a casa la poltrona di governatore della Lombardia?». Resta il fatto che per Maroni ci sarebbe «bisogno ancora di qualche giorno, fino a venerdì» per non interrompere il dialogo avviato con il Pdl anche perché, durante la riunione del massimo organo esecutivo del Carroccio, in molti avrebbero espresso perplessità sulla corsa solitaria in questo momento delicato, dopo l'inchiesta sui rimborsi dei gruppi consiliari del Pirellone, che ha coinvolto Lega e Pdl. In realtà, questa la versione ufficiale, «c'è stata una approfondita discussione sulla situazione politica, al termine della quale il consiglio federale ha dato ampio mandato a Maroni di gestire la questione delle alleanze alla luce degli sviluppi del quadro politico che ci saranno entro la fine di questa settimana».
Lega e il patto col Pdl: Maroni prende tempo ma non chiude la porta
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.