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La Lega veneta vuole fare decadere Bossi

Strappo della "Liga" dopo gli attacchi del Senatùr al sindaco: "Via la presidenza". Ma Maroni stoppa il blitz. E Tosi vuol guidare il centrodestra

La Lega veneta vuole fare decadere Bossi

Umberto Bossi rischia di perdere la poltrona di presidente della Lega. Una mozione per eliminare le cariche a vita dallo statuto della Lega Nord doveva essere votata ieri sera dall'assemblea della Liga Veneta a Vicenza. L'iniziativa arriva dai fedelissimi di Flavio Tosi, segretario veneto e vicesegretario federale del Carroccio. Il sindaco di Verona ha rotto gli indugi dopo gli attacchi del Senatùr. L'ultimo, una battutaccia sulle sue abitudini sessuali, è arrivato sabato dal comizio alle sorgenti del Po. Tosi non ne può più del Senatùr, anche se nelle interviste ripete di avere «rispetto per una persona malata». È dovuto intervenire di persona il segretario federale Roberto Maroni per bloccare la mozione, già approvata a maggioranza dal consiglio nazionale (in realtà regionale) di Padova. «La modifica dello statuto non compete all'assemblea ma al congresso - ha detto -. Se qualcuno vuole presentare una mozione del genere lo farà al congresso federale che intendo convocare prima di Natale. Dobbiamo smettere di parlare delle beghe interne». Il documento per spodestare il fondatore della Lega è stato lanciato dal braccio destro del sindaco di Verona, Paolo Paternoster, segretario provinciale leghista e presidente della municipalizzata scaligera che fornisce luce e gas. «Basta cariche a vita nella Lega - aveva detto Paternoster -. Bossi deve lasciare la presidenza dopo i continui attacchi, anche personali e volgari, contro Tosi. È giusto che la presidenza vada di pari passo con la segreteria federale».
La mozione condannava «l'eccessivo potere del presidente federale» in quanto «organo di ultimo e insindacabile appello» dei provvedimenti disciplinari. L'affetto e la riconoscenza per il Capo non rappresentano più uno scudo: «Il fatto di avere 20 anni o più di militanza non deve essere considerato un salvacondotto», a maggior ragione se diventa un ombrello protettivo per «tutte quelle persone che per motivi affettivi o di simpatie o altro sono vicine a Umberto Bossi».
Nella Lega dunque è tempo di una nuova resa dei conti dopo il ribaltone di un anno e mezzo fa. Bobo e i quarantenni del partito si illudevano che il fondatore mantenesse il profilo del «padre nobile». Bossi si è trattenuto per qualche mese; i contrasti sono ora riesplosi dopo che Maroni ha annunciato l'intenzione di dedicarsi interamente a governare la regione Lombardia, lasciando la segreteria al duello tra il veneto Tosi e il lombardo Salvini. Tosi ha provato il colpo di mano, ma è stato fermato da Maroni. Il quale tuttavia non ha eliminato del tutto la mozione: ha detto che dev'essere presentata al congresso.
Del resto, il suo legame con Tosi resta saldissimo. Maroni ha infatti dato pieno appoggio agli ambiziosi obiettivi del sindaco di Verona, che in realtà non punta a prendere il posto di Bobo alla segreteria del Carroccio ma addirittura a succedere a Silvio Berlusconi come candidato premier del centrodestra. Da mesi Tosi lavora per arrivare alle primarie uniche del centrodestra e vincerle: è convinto di essere lo sfidante giusto contro Matteo Renzi. La campagna per l'autocandidatura sarà lanciata ufficialmente domenica 6 ottobre prossimo con una convention a Mantova, campo neutro e non ostile. In quell'occasione verrà presentata la fondazione che sosterrà Tosi anche economicamente nella sua lunga marcia verso la premiership. «È un'iniziativa che condivido - ha detto Maroni - vuol dire aver capito che il centrodestra ha bisogno di novità e prepararsi per questo. Non è un progetto contro la Lega: anch'io in Lombardia ho vinto le elezioni perché una lista civica a mio nome ha preso il 10%.

Se non ci fosse stata, la Lombardia sarebbe governata dal centrosinistra».

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