Renzi sta per mollare Letta al suo destino. «O si cambia, o si muore», ha fatto dire ieri dai suoi il neo segretario Pd, riferendosi al governo degli incapaci e pasticcioni (giusto per usare un eufemismo salva querela). E siccome il premier non può cambiare neppure una virgola del suo governo tanto è prigioniero dell'imbroglio che lo ha generato, ecco che il trapasso è inevitabile. È solo questione di decidere il quando, ma sarà molto presto. Più che un funerale sarà una liberazione. E se non vogliono passare alla storia come i fessi che più fessi non si può, Alfano e i suoi hanno l'occasione della vita per riscattare il tradimento e rientrare in gioco. Facciano loro la prima mossa, tolgano l'inutile appoggio al governo della sinistra senza aspettare che sia Renzi a farlo. Che cos'ha da perdere il Nuovo Centrodestra? Se continua così farà la fine di Fini, nella migliore delle ipotesi quella di Monti. Cioè una brutta fine. Perché è chiaro che il cambiamento posto come condizione dal sindaco di Firenze prevede di isolare ancora di più, sia numericamente che politicamente, la componente alfaniana al governo. Del resto Renzi lo aveva detto già settimane fa: non si può governare con Formigoni e Giovanardi. Intendeva ovviamente dire: mai pari dignità con Alfano, nei confronti del quale - non è un segreto - non ha stima né rispetto.
Lasciare il pallino in mano a Renzi sarebbe un suicidio, sia nell'immediato che in chiave elettorale. Chiunque staccherà la spina a questo vergognoso governo non potrà che averne benefici nelle urne come tutti i liberatori. E ricomporre in qualche modo la frattura del centrodestra non sarà impresa impossibile. A Cicchitto probabilmente sì, ma ad Alfano e ancora di più a Berlusconi non manca certo la fantasia.
Se le cose non andranno così, se Alfano non riuscirà a liberarsi dal plagio di Napolitano e di chissà chi altri, allora vorrà dire che l'uomo non solo non è all'altezza della sua ambizione, non solo sarà a vita servo della sinistra, ma significa che è complice se non addirittura artefice del governo delle marchette, delle ruberie e delle furberie. Ma sempre da vice. Vice mediocre.
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