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Letta subito dalla Merkel: siamo stufi dell’austerity

Il premier inizia il suo tour europeo da Berlino e chiede: "Più crescita e meno rigore". La Cancelliera: "L’Italia ha compiuto un pezzo di strada", ma non fa concessioni

Letta subito dalla Merkel: siamo stufi dell’austerity

Una mezz’ora di collo­quio alla cancelleria di Berlino con Angela Merkel apre il tour europeo di Enrico Letta. Nep­pure il tempo d’incassare la se­conda fiducia al Senato - con 233 sì, 59 no e 18 astensioni - ed Enrico Letta, dopo una breve vi­sita da Giorgio Napolitano al Quirinale, vola nella capitale te­desca per «annusare» le prime reazioni della cancelliera alla sua richiesta di un’Europa me­no rigorista e austera, più atten­ta alla crescita dell’economia e all’occupazione.
La Merkel riconosce che l’Ita­lia ha stretto la cinghia, ha fatto la sua parte per riportare i conti pubblici in ordine, ma è molto cauta su possibili aperture a po­litiche non ortodosse in Euro­pa. «Ogni Paese - dice al termi­ne dell’incontro- deve fare i pro­pri compiti, e l’Italia ha già com­piuto un pezzo di strada» per uscire dalla crisi. Ma l’Europa, aggiunge subito, deve prosegui­re sulla via del rigore fiscale: «Crescita e consolidamento so­no due facce della stessa meda­glia, sono complementari. Pe­rò bisogna creare l’ambiente per la crescita delle imprese, con riforme e minore burocra­zia, e non soltanto con i finan­ziamenti pubblici».
Letta osserva prudente che il suo governo «intende continua­re nella politica dei conti a po­sto. Bisogna coniugare - spiega - rigore e crescita perché, se pre­vale solo il primo aspetto, nelle nostre opinioni pubbliche pos­sono crescere sentimenti anti­europei. Il messaggio che arri­va dagli elettori in Italia non può essere ignorato».
Il clima è cordiale. Letta si concede una battuta, dicendo che chiederà alla Cancelliera consigli su come condurre una
Grosse koalition . La Merkel ap­pre­zza che il nuovo governo ita­liano sia sostenuto da una coali­zione politica ampia. «Si tratta di un ottimo messaggio. Ades­so l’Italia è più forte- dice- e noi collaboreremo con gioia con il nuovo governo». Ma è evidente come le posizioni siano ancora distanti. Letta sa perfettamente che i negoziati saranno tutt’al­tro che facili. Dovrà trovare alle­ati forti in Europa, a partire dal­la Francia. Ne parlerà proprio oggi a Parigi con il presidente François Hollande, e fra stasera e domani con i vertici dell’Unio­ne, Herman Van Rompuy e Ma­nuel Barroso. La prossima setti­mana vedrà il premier spagno­lo Mariano Rajoy.
Ad annunciare in qualche modo il nuovo corso del gover­no italiano rispetto all’ortodos­sia montiana, non soltanto gli interventi del neo premier in Parlamento. Il Financial Times commenta: «Sarà l’Italia a gui­dare la rivolta dell’eurozona contro l’ austerity»?La terza eco­nomia dell’Eurozona, si legge sul quotidiano della City, «po­trebbe forzare un mutamento fondamentale nelle politiche di rigore». La Germania potreb­be accettare un­cambio parzia­le di rotta dopo le elezioni di set­tembre, anche in considerazio­ne del fatto che sono molti i go­verni a riconoscere che lo scam­bio «salvataggi per austerità» ha condannato le economie in­teressate alla recessione.
Del resto, i problemi non ri­guardano più soltanto i Paesi mediterranei dell’Eurozona. Per la Germania, oggi è la Fran­cia ad essere «il grande malato d’Europa». Un rapporto gover­nativo che avrebbe dovuto ri­manere riservato, ma che è fini­to sulle colonne del quotidiano Handelsblatt , parla di un’eco­nomia francese «che perde sempre più competitività, che delocalizza la produzione al­l’estero ». Benzina sul fuoco del­le relazioni Berlino-Parigi, con la Francia che esige più tempo per sistemare i conti pubblici.
Un aiuto a Letta verrà doma­ni dalla Bce. Appare ormai scon­tato che Mario Draghi e il Consi­glio della banca approveranno il taglio dei tassi d’interesse eu­ropei al minimo storico.

E se non dovesse bastare neppure questo, c’è la benedizione del presidente della Conferenza episcopale italiana: «Il tour del­le capitali europee- dice il cardi­nal Angelo Bagnasco - è un ge­sto molto positivo, che dà spin­ta e fiducia all’Italia nel conte­sto europeo».

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