L'Euro si è apprezzato del 10% dal giorno in cui Mario Draghi ha detto pubblicamente (era il 26 luglio) che avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare l'unione monetaria. A febbraio la moneta unica ha raggiunto nei confronti del dollaro i suoi massimi da 14 mesi e nei confronti dello yen il record da tre anni a questa parte. Insomma, per dirla semplice, abbiamo un continente con un'economia debole, ma con una moneta forte. Sai che consolazione. Secondo uno studio di Morgan Stanley un apprezzamento del 10 per cento dell'euro comporta una riduzione della ricchezza europea di mezzo punto percentuale: solo per l'Italia vale 8 miliardi di euro. Il motivo è chiaro e i nostri imprenditori lo conoscono bene: vendere le nostre merci nei Paesi extra Ue con una moneta sopravvalutata è difficile. E poiché le imprese più sane di questo Paese sono proprio quelle che hanno una maggiore quota di esportazioni, un euro forte ci danneggia proporzionalmente di più.
Il pallino è in mano ai governatori delle banche centrali che, grazie alla leva dei tassi, possono cercare di manovrare le valutazioni. Ieri, alla tradizionale conferenza stampa della Banca centrale europea Mario Draghi ha detto che la forza dell'euro è un segnale di fiducia. Ciò che darebbe davvero fiducia alle nostre imprese è piuttosto un ulteriore taglio dei tassi Bce, non tanto per i risvolti finanziari sulla curva dei rendimenti, quanto sull'immediato deprezzamento che avrebbe sulla moneta unica. Ma, soprattutto per le nostre imprese, c'è poco tempo e non è detto che coincida con le alchimie diplomatiche di Francoforte.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.