Milano - Prendiamone atto: hanno traslocato a Milano. Non si capisce se vogliono più giustizia o più libertà ma si capisce bene dove vogliono arrivare. Già, perché l’arrembaggio ai salotti della Milano che conta è cominciato in grande stile. Avant’ieri, come abbiamo raccontato su queste stesse colonne, si erano ritrovati al Teatro Smeraldo per lanciare il loro manifesto programmatico, quel «Dipende da noi» che è già divenuto in grido di battaglia e, ieri, gli stessi o pressappoco, si sono dati appuntamento a Palazzo Marino.
Sala Alessi: tutti attorno all’icona di Giorgio Bocca, per commemorarlo adeguatamente con l’aiuto del sindaco Pisapia, mai come in questo periodo così disponibile a tendere una mano ai nuovi circoli dell’intellinghenzia d’importazione romana. Tutti a Milano, dunque. Un trasloco da veri strateghi della politica, perché Roma non è più di moda, perché Mario Monti vive a Milano, preferisce il risotto giallo all’abbacchio, non frequenta il Bagaglinoma, in compenso, ha le chiavi giuste per entrare, non solo in piazza degli Affari, ma nelle banche, nei club bocconiani e quindi, se mai decidesse di frequentare dei salotti li frequenterebbe a Milano.
Solo che Milano, piccolo particolare è, da sempre il feudo del Corriere della Sera e il Mario Monti in questione è lo stesso Mario Monti, almeno fino a poco tempo fa, che risultava essere tra le firme autorevoli di quel quotidiano che gli ha dato, come dire, i natali e la popolarità. Quindi, pronti via: mobilitazione generale modello sbarco di Normandia e viaggetto a Milano anche del direttore di Repubblica, Ezio Mauro.
Uno che, per carità, è sì compaesano del compianto Giorgio e quindi ha tutto il diritto di venire a commemorarlo, con il suo eloquio intrigante e seducente, ma è anche uno che, altro piccolo particolare non trascurabile, da Roma si muove poco e malvolentieri.
A questo punto ricapitoliamo. Avant’ieri allo Smeraldo abbiamo visto sfilare il gotha di Libertà e Giustizia, il movimento fortissimamente voluto da Carlo De Benedetti, dieci anni fa, in tempi non sospetti o sospettissimi, dipende dai punti di vista. C’era il presidente onorario, il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, ma c’era anche Roberto Saviano.
C’era Sandra Bonsanti ma c’era anche, e come poteva mancare, il sindaco Pisapia Giuliano. Dirigeva l’orchestra miss Concita De Gregorio, donna decisamente super partes e, in prima fila, ad applaudire e ad abbracciarsi, Umberto Eco, don Gallo e l’Ingegnere Cdb, quello che con Repubblica c’entra appena appena. L’altro ieri dallo studio di La7 a tirare la volata al gruppo di Carlo De Benedetti e ieri in prima fila ad ascoltare i relatori, c’era sempre quel birbantello dell’Infedele, Gad Lerner, che si sta evidentemente divertendo un sacco ad offrire tutto il suo aiuto al grande sbarco. Fantasie pre-primaverili? Può darsi, ma a giudicare anche dalla discreta presenza sia l’altro giorno a teatro, sia ieri a Palazzo Marino, di colleghi di Repubblica, il giornale che ha in mano Roma sembra già aver allungato le mani anche su Milano.
Persino se andiamo ad esaminare certi passaggi della commemorazione di Giorgio Bocca ritroviamo curiosi paralleli con l’attualità: il movimento Libertà e Giustizia, quello che ispirò il Bocca partigiano che diventa, sia pure a sostantivi invertiti il movimento d’oggi dell’Ingegnere «che non fa politica». E il peana di Lella Costa? Dove lo mettiamo il peana di Lella Costa che l’altra sera dal palco dello Smeraldo dopo aver sottoscritto anche lei la tesi di De Benedetti («Monti è il miglior premier possibile che potessimo avere in questo momento, Napolitano ha fatto un capolavoro a nominarlo») ci ha messo il carico e, sputando sulla sua Roma ha fatto outing con uno sperticato elogio di Pisapia. «Finalmente - ha detto la Costa col cuore in mano - Milano ha un bel sindaco, il più bel sindaco d’Italia. È bello venire a Milano, adesso». Già è bello venire a Milano, adesso.
Proprio adesso che Monti abita a Milano e che dirige il traffico da Milano. E così, giusto come annotazione, dunque fa strano, suona come una stecca, un passaggio-chiave della commemorazione di Giorgio Bocca nel quale i relatori ricordano che il popolare quanto testardo giornalista «frequentava i salotti del potere, ma non frequentava il potere». Sì, insomma, fa immaginare nell’ascoltatore che lui, magari, questo sbarco in grande stile nello stesso porto dove è ormeggiato il Corriere, non l’avrebbe condiviso, ritenendolo un po’ un’operazione non proprio disinteressata. Opinione condivisa appieno dalle figure allegoriche che dai muri affrescati della Sala Alessi suonano il flauto della lusinga i nuovi «padroni» di Milano.
Mentre sotto la volta della sala di rappresentanza di Palazzo Marino, gli intellettuali che hanno appena traslocato, fanno già girotondo attorno al premier in loden. Anche se il premier non è stato ancora messo in mezzo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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