Pochi giorni fa, L'Iran ha annunciato il suo piano per l'invio di una seconda scimmia nello spazio. La prima era già stata inviata in orbita nel mese di gennaio e poi «recuperata sana e salva».
Peccato che, se gli iraniani sono furbetti, gli altri non siano del tutto imbecilli e il confronto tra la scimmietta inviata in orbita e quella atterrata mostrava trattarsi di due animali diversi. Un altro tentativo era miseramente fallito nel settembre del 2011, ma l'agenzia spaziale iraniana ora rilancia, annunciando che sta progettando di inviare in orbita un gatto entro marzo del 2014. Quel che non si capisce è come mai, con tanti martiri che bramano l'incontro con Allah, non ci spediscano uno di loro.
L'utilizzo degli animali nella corsa alla conquista dello spazio è un'altra pagina oscura per l'uomo che ha immolato, sempre inutilmente, cani, gatti, scimmie, uccelli, topi e altre specie animali in quella che molti giudicano una folle corsa, solo in parte dettata da sincera voglia di conoscenza. Infatti la corsa alla conquista del cosmo, inizia non certamente per curiosità scientifica, ma per squisiti fini politici. Le due superpotenze mondiali di allora, si fronteggiano duramente in quello scenario di arroganza e orgoglio nazionale che rischia di essere il banco di prova della guerra nucleare. Il volo di Gagarin, primo uomo nello spazio, è l'innesco per la rincorsa tra Usa e Urss.
Proprio in questi giorni di cinquantanove anni fa, una piccola cagnetta bianca, a chiazze marroni, un meticcio Husky, randagio, viene sottoposta a prove estenuanti per vedere quanto il suo fisico potrà reggere sullo «Sputnik 2», che la vedrà ai comandi, ben legata a cinghie e fibbie robuste. Bisogna onorare il 40° anniversario della rivoluzione d'ottobre e infliggere il knock out agli americani nella corsa al cosmo. I sovietici la chiamavano Kudrjavka, «ricciolina», mentre per gli angloamericani era Muttnik (da mutt che in inglese significa bastardino e Sputnik), da noi fu Laika. La sua preparazione, assieme ad altri cani, fu una tortura infinita: 20 giorni in gabbie strettissime, ore e ore di centrifuga con gli elettrodi in testa fino a quando Laika fu assicurata al posto di comando dello Sputnik tre giorni prima del lancio.
I sovietici comunicarono al mondo che il cane sarebbe sopravvissuto settimane e, se non fosse stato possibile il recupero (impensabile perché allo Sputnik mancava lo scudo termico) una pietosa iniezione l'avrebbe «addormentata». Oggi sappiamo che la povera Laika ha vissuto forse otto ore, forse un paio di giorni, legata all'interno del piccolo cilindro, fino a quando il surriscaldamento dello stesso non l'ha bruciata viva. D'altronde sei giorni dopo il lancio, le batterie dello Sputnik 2 cessano di funzionare e qualsiasi controllo, qualsiasi segnale non potrà più arrivare a Mosca.
Secondo un'intervista fatta nel 1998 a Oleg Gazenko, responsabile della missione, lui stesso avrebbe espresso rammarico per la morte dell'animale, ritenendo che il lancio di Laika fu un sacrificio inutile. Infatti ben poche informazioni poterono essere raccolte da tale missione, perché la morte prematura dell'animale l'aveva compromessa dal punto di vista scientifico.
Mentre i russi usavano i cani, gli americani lanciavano le scimmie: Albert I è il nome del primo macaco defunto nello spazio (1949.). Altre centinaia hanno trovato orribili morti, nel pieno anonimato, e la fotografia dello sguardo triste e stralunato di Laika renda omaggio alle vittime dell'umana arroganza.
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