Politica

Lite Alfano-Letta sui ministri in piazza

nostro inviato a Sarteano (SI)

Anche i compagni di classe che si azzuffano in cortile, se costretti, vanno in gita insieme. Il calendario ha voluto fare coincidere il conclave del governo, il ritiro nell'abbazia di Spineto, con gli attriti sulla manifestazione di Brescia, le aggressioni degli autonomi al Pdl, le polemiche sulla giustizia. Era stata Angela Merkel a consigliare a Enrico Letta il ritiro, per «fare spogliatoio». Ma le cose non sono andate come il premier sperava. La due giorni tra le colline senesi non è iniziata nel migliore dei modi con partenza dei ministri da Palazzo Chigi poco dopo le quattro di pomeriggio. Abbigliamento informale, come aveva indicato Letta, ma non per tutti. Obbediscono soprattutto Paolo Giovannini, in pullover rosso, Enzo Moavero Milanesi e il vicepremier Angelino Alfano, entrambi in jeans. Sorrisi a beneficio delle telecamere, andatura da veri gitanti mentre escono in piazza Colonna. Ma il clima da spogliatoio non c'è e si capisce prima che i motori dei due van si accendano. Ci pensa il ministro dell'Istruzione, la bersaniana Maria Chiara Carrozza, a dare il «la». La manifestazione di Brescia? «Mi aspetto una bella discussione nel governo».
La discussione c'è e parte prima del conclave, dentro il primo van, quello che ospita Letta, Alfano, Franceschini e Maurizio Lupi. Un confronto definito «franco». Altri si sono spinti su «acceso». Insomma, sono volati gli stracci, tra il premier Pd e il vice Pdl. Letta e Franceschini protestano per la partecipazione di Alfano e degli altri ministri Pdl alla manifestazione, spiegano che così la maggioranza traballa. Il premier definisce «inaccettabili» fatti come quelli di sabato che «possono avere ricadute negative superiori alle capacità di tenuta dell'esecutivo». Letta ricorre all'arma estrema e ripete quello che aveva detto appena ricevuto il mandato. Governo sì, «ma non a tutti i costi». Se non ci sono le condizioni politiche, insomma, non c'è nemmeno l'esecutivo delle larghe intese.
Risposta, ancora più ferma, di Alfano, che fa presente la difficoltà per il Pdl di stare in un governo con parti politiche che non hanno rinunciato a criminalizzare il partito e il suo leader, Silvio Berlusconi e dal quale si pretende un ammainabandiera. La sintesi arriva ai giornalisti in forma ufficiale poco dopo l'arrivo dei due furgoni all'abbazia di Spineto, sotto la pioggia e il vento. Letta non scende a parlare con i giornalisti e manda il portavoce Gianmarco Trevisi a leggere un testo. «Il premier Letta ha comunicato quanto concordato con il vice premier Angelino Alfano: da qui alle elezioni amministrative i membri del governo non parteciperanno a manifestazioni elettorali né a dibattiti radio-televisivi che non siano incentrati sull'attività di governo».
Il compromesso consiste nel limitare il divieto di manifestare per i ministri politici fino alle elezioni amministrative. I ministri Pdl hanno messo in chiaro che in ogni caso non abbasseranno le bandiere, dopo il voto, se lo riterranno, torneranno in piazza. E, in ogni caso, continueranno a difendere Berlusconi. Lo stesso Cavaliere, al telefono con Alfano, ha approvato il compromesso.
Il tema ha tenuto banco per tutta la serata. A scapito del merito. Un po' di respiro per il ministro dell'Economia a caccia delle coperture che impegnano maggioranza e governo (ieri è stata introdotta nel provvedimento sui debiti della PA la tassazione delle sigarette elettroniche).

Oggi, i ministri dovranno illustrare ai colleghi i loro piani.

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