«Una cosa pazzesca, mi vogliono mettere il bavaglio». Questo il pensiero di Berlusconi che assiste stizzito al tentativo dei suoi avversari di frenare le sue comparsate in tv. «Sono stato assente dai media per quasi un anno e ora mi vogliono impedire di parlare», dice il Cav.
La materia è complessa e spinosa. La sinistra grida allo scandalo e denuncia una sovraesposizione mediatica dell'ex premier. Il quale invece lamenta un accanimento nei suoi confronti: «Noi non abbiamo detto nulla quando per settimane tutti i media hanno fatto da megafono al Pd, impegnato nelle primarie. E adesso mi attaccano. È assurdo».
Non solo: le regole del gioco dovrebbero valere per tutti mentre, questa volta, c'è anche il «caso tecnici». Monti e i suoi ministri possono parlare quanto vogliono o devono sottostare pure loro ai regolamenti che disciplinano le comparsate in tv in periodo di campagna elettorale? E ancora: «Se avessi fatto come Monti in conferenza di fine d'anno, che di fatto ha fatto un comizio, sai quante me ne avrebbero dette?», si sfoga in privato il Cavaliere.
Insomma, ieri è stato duello duro sul tema comunicazione e politica. In campo ci sono due organi di vigilanza: la commissione di vigilanza Rai, che controlla il servizio pubblico; e l'Agcom, che controlla tutte le altre emittenti. In attesa che si entri nel regime di par condicio (che scatta dal momento in cui parte la campagna elettorale vera e propria con la presentazione delle liste), i due organi devono redigere dei regolamenti cui tutti devono sottostare. E ieri la semi zuffa è avvenuta in Commissione di vigilanza Rai, dove i primi attriti si sono avuti con il presidente Sergio Zavoli. Il quale ha chiesto i dati degli ultimi giorni per dimostrare la sovraesposizione mediatica del Cavaliere. «No, si considerino gli ultimi mesi», hanno protestato i pidiellini sottolineando come nelle ultime settimane di novembre tutte le emittenti siano state il megafono di Renzi, Bersani & C.
Altro nodo non da poco: il ruolo di Monti. Il premier dimissionario potrà fare campagna elettorale in televisione per la sua lista pur non essendo candidato? A chiarirlo sarà un emendamento al provvedimento che regola i tempi a disposizione dei soggetti politici nelle televisioni private che sarà adottato oggi dal garante per le Comunicazioni. Francesco Posteraro, commissario relatore della delibera sulla par condicio, ha spiegato in Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, che presenterà una proposta di modifica per precisare che ad andare nelle trasmissioni televisive potranno essere anche persone riconducibili a liste anche se non direttamente candidate. Ovviamente la norma sarà valida anche al contrario, in negativo. Ossia sarà vietato parlare in programmi di intrattenimento.
Sul fronte Rai, invece, il Cavaliere è stato stoppato: avrebbe dovuto partecipare a un Porta a Porta ma l'azienda ha risposto picche.
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