Ha sfiorato una bocciatura piena e sonora, cioè un no esplicito al rinvio del pareggio di bilancio al 2015. Ma Matteo Renzi non ha evitato il rinvio a settembre per altri esami sui conti, più puntuali e cattivi. Il che è, se possibile, anche peggio visto che già oggi c'è una chiara indicazione dell'Europa a fare «sforzi aggiuntivi» per sistemare i buchi di questi primi mesi di governo. Quindi una manovra già nel 2014 per la quale, nonostante le rassicurazioni arrivate ieri dal ministero dell'Economia, già tira aria di nuove tasse su casa e consumi.
Il premier domenica diceva di non essere preoccupato per il giudizio di Bruxelles sui conti italiani. Nelle stesse ore i tecnici della Commissione europea stilavano le «Raccomandazioni» per gli stati membri e bocciavano il cardine della politica economica del suo governo. «La richiesta di rinvio del pareggio di bilancio non può essere accettata», si leggeva nel documento, che chiedeva quindi aggiustamenti già nel 2014. Una formulazione che avrebbe comportato una manovra immediata per mezzo punto di Pil, quindi 7-9 miliardi.
Nella notte di ieri la diplomazia si è messa in moto e, come era già successo per i debiti della Pa, il vicepresidente italiano dell'esecutivo Ue Antonio Tajani ha strappato una soluzione più a favore dell'Italia. Risultato, la bocciatura del rinvio del pareggio è stata cancellata, dando un po' di respiro al Paese. Ma i dubbi dell'Europa sui conti del nuovo governo italiano restano tutti, così come lo spettro di una manovra in autunno.
Le argomentazioni della Commissione sono le stesse degli «amici gufi» spesso citati dal premier. «In base alla valutazione del programma e delle previsioni della Commissione», si legge nella versione definitiva delle raccomandazioni, «servono sforzi aggiuntivi, anche nel 2014, per rispettare» il Patto di stabilità. Non tornano le previsioni del Def. «Lo scenario macroeconomico del governo è leggermente ottimistico».
Silenzio da Palazzo Chigi. Per il governo ha risposto il ministero dell'Economia con una nota nella quale il dicastero di Pier Carlo Padoan, interpreta le raccomandazioni come «un supporto al programma di riforma» del governo. E si dice «fiducioso» che gli obiettivi di bilancio saranno raggiunti «senza ulteriori interventi». Cioè non servirà una manovra.
Rassicurazioni che non rassicurano, visto che sono molti i provvedimenti in corso di approvazione che potrebbero nascondere un qualche meccanismo per fare cassa. Ad esempio la riforma del catasto.
Che casa e consumi siano candidati a coprire i buchi, lo si capisce da altre raccomandazioni che l'Ue fa all'Italia. Ad esempio quella che auspica un alleggerimento del carico fiscale sul lavoro, trasferendolo «ai consumi, ai beni immobili e all'ambiente». Qualche nota positiva da alcune modifiche introdotte da Tajani, come maggiore attenzione ai project bond, la possibilità di unire i fondi strutturali con i fondi Bei e un richiamo a una minore frammentazione del mercato finanziario tramite la Bce.
La partita di Renzi, comunque, si gioca tutta nei prossimi mesi e non sarà tanto quella sui conti (già persa), quanto quella politica per convincere la nuova Commissione. Renzi cercherà di fare passare uno scambio tra riforme e non rispetto dei vincoli di bilancio.
Ma non troverà grandi disponibilità dai partner europei. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto sapere, tramite il portavoce, che il suo consiglio è «attenersi alle regole». Compreso, quindi, il pareggio di bilancio per il quale l'Ue ci ha graziato.
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