L'ultima promessa del governo: tutti in riga gli statali

Via libera alla riforma della Pa. Stretta sui permessi sindacali, mobilità obbligatoria fino a 50 chilometri

L'ultima promessa  del governo: tutti in riga gli statali

Roma - Mobilità degli statali dimezzata (da 100 a 50 chilometri la distanza massima), ricambio generazionale nella Pubblica amministrazione, due miliardi di sgravi fiscali, compresi risparmi del 10% sulle bollette e permessi sindacali dimezzati. Poi fondi per la scuola e, soprattutto, una raffica di nomine. Il tutto senza dissipare il sospetto che, alla fine, spuntino nuove tasse. La riforma della Pubblica amministrazione inizia al rallentatore e tra mille incertezze.
Ieri sera il premier Matteo Renzi è sceso in sala stampa annunciando l'approvazione della riforma via disegno di legge delega, puntando su alcuni punti fermi. In particolare le «norme sul ricambio generazionale, che permettono di creare quindicimila posti con la modifica dell'istituto del trattenimento in servizio». In realtà ieri notte Palazzo Chigi e il ministero dell'Economia erano ancora al lavoro sul testo e non c'era certezza su molti punti fermi. Compreso il mini aumento del bollo auto, fino al 12%, per coprire la fase transitoria tra il vecchio regime (Ipt e certificato di proprietà) e quello nuovo (la «Carta unica del veicolo»). Aumento che era presente in tutte le bozze precedenti al Consiglio dei ministri di ieri.
Il presidente del Consiglio ha confermato: «Dimezziamo il monte ore dei permessi sindacali» nella Pa. Nessun cenno alla trasparenza sui conti dei sindacati, che era uno dei «44 punti» di riforma della Pa presentati in aprile dallo stesso Renzi e dal ministro Marianna Madia.
Il pressing dei sindacati ha fatto effetto e la mobilità degli statali è stata ridotta. Dovranno spostarsi, senza il consenso, non più entro 100, ma entro 50 chilometri.
Corposo il capitolo tagli. «Eliminiamo i diritti di rogito ai segretari comunali», ha annunciato il premier. C'è «la riduzione del 50% del diritto camerale», cioè la stretta sulle Camere di commercio. I proventi contribuiranno a finanziare sgravi fiscali per le Piccole e medie imprese per due miliardi, compreso un taglio della bolletta per le aziende del 10%. Tra i tagli confermati alla conferenza stampa di ieri, gli avvocati dello Stato vedranno ridotti i propri compensi con un calo dal 75% al 10% del premio per le liti.
Una marcia indietro netta sul fronte sicurezza, anche in questo caso dopo le proteste dei sindacati. «I corpi di polizia rimarranno 5, ma dovranno quanto più accorpare i servizi», ha annunciato il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia. La stretta sui dirigenti dovrebbe essere confermata. «Potranno avere incarichi di maggiore responsabilità - ha aggiunto - se avranno valutazioni positive o di minore responsabilità in caso contrario. Un meccanismo di competizione. Chi rimane nel ruolo unico senza fare esperienza potrà essere licenziato». Una misura che - anche in questo caso quando sarà svelata - potrebbe in realtà nascondere una sorta di spoil system, sistema anglosassone particolarmente gradito a Renzi.
Non sono escluse sorprese anche oggi. Ieri notte è proseguito il braccio di ferro tra i ministri, in particolare tra il ministro dell'Economia, a caccia di coperture, e gli altri.
La gran parte delle misure saranno contenute in una legge delega, altre in un decreto ancora da definire. Le vere decisioni di ieri sono sta in realtà le nomine. Sciolti quasi tutti i nodi sui vertici scoperti della Pa: Enit, Anac, Istat, Agenzia del Demanio, Consob. E, soprattutto, quello del nuovo direttore dell'Agenzia delle Entrate che sarà Rossella Orlandi. Era il candidato gradito ai «Visco boys», cioè ai dirigenti del fisco ancora vicini al ministro Pd.

Poco gradita invece, secondo i boatos della vigila, al direttore uscente Attilio Befera e anche al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Le altre nomine: all'Istat con Giorgio Alleva, all'Enit Cristiano Radaelli e all'Agenzia del demanio Stefano Scalera, Anna Genovese alla guida di Consob.

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