L'ultima spiaggia di Alfano: il tradimento bis è servito

Il leader Ncd dopo aver mollato Berlusconi pronto a scaricare anche Letta. L'obiettivo è sempre lo stesso: salvare la poltrona

L'ultima spiaggia di Alfano: il tradimento bis è servito

Roma - Angelino scarica Enrico. E si sposta sempre più a sinistra pur di non sparire. Manovra azzardata che si perfezionerà soltanto nei prossimi giorni. Tutto lontano dai riflettori ma si sta preparando l'ennesimo tradimento. Intanto è giallo su una frase emblematica di Alfano: «Letta si è sconfitto da solo - pare abbia detto ieri ai suoi -. Qualunque cosa dica stasera sarà comunque troppo tardi, il Pd è tutto con Matteo Renzi, è un dato di fatto». Dall'entourage di Alfano smentiscono con forza la ricostruzione dell'agenzia Dire e dopo ore arriva pure la smentita ufficiale dall'ufficio stampa del leader Ncd. Ma, di fatto, Alfano è già pronto a salire sul carro del vincitore. Cioè Renzi. Il vicepremier non lo fa con entusiasmo, tutt'altro. Sul piano personale Alfano si trova bene con Letta e malissimo con il giovane sindaco di Firenze. Ma andrà da lui se lui avrà le chiavi di Palazzo Chigi: lo considera il male minore. Il male maggiore, infatti, sarebbero le elezioni. I sondaggi sono impietosi e il Nuovo centrodestra rischia davvero di fare la fine del Fli. Passare all'opposizione, poi, significherebbe ritornare ad Arcore, oggettivamente da sconfitto. A questo punto tanto vale rimanere al governo, seppur a guida renziana. Un'ipotesi che vedrebbe Alfano molto ridimensionato. Ma meglio rimpicciolito che sparito. Per il Nuovo centrodestra, in un nuovo esecutivo a guida Renzi, sarà praticamente impossibile tenere gli attuali quattro ministeri (Alfano, Lupi, Quagliariello, Lorenzin) e tantomeno la vicepresidenza del Consiglio. Saranno due al massimo i dicasteri assegnati agli alfaniani. Circola l'ipotesi di due riconferme tra Alfano, Lupi e Lorenzin. Poco ma meglio di niente. A suggellare l'addio a Enrico, una riunione in Senato con tutti i parlamentari di Ncd. Una riunione interlocutoria ma sarà la prima di una lunga serie. Parla solo Alfano per una mezz'oretta, non di più. Al termine del summit, Angelino conferma l'abbraccio a Renzi, seppur obtorto collo: «Se il termine eventuale accostato al governo Renzi sarà tolto nelle prossime ore, rifletteremo e ragioneremo, ma non diamo nulla per scontato». Traduzione: sì, ci starei. E ancora, più chiaro: «Noi chiediamo, chiunque sarà il presidente del Consiglio, di concordare con precisione contenuti e programma. Chiederemo la rappresentanza del nostro programma per poter valutare ogni ipotesi e la nostra posizione». La benedizione della «staffetta» ha un altro neo di non poco conto: come far digerire all'elettorato l'ingresso in un governo di sinistra-centro e non più di centro-sinistra? Renzi, infatti, si appresta a governare con pezzi di Sel e con un pugno di probabili fuoriusciti grillini. E sarà abbastanza complicato mettere insieme Vendola con Giovanardi e Formigoni. Tant'è vero che Vendola subito avvisa: «Un governo che comprenda i diversamente berlusconiani, è per noi un governo antropologicamente respingente». Un matrimonio complicato, quindi. Ma che Alfano ha intenzione di prendere in considerazione qualora la situazione precipiti. La parola d'ordine, in queste ore, è «nervi saldi». In tarda serata altro summit in vista dato che a nessuno è stato consentito di andare in tv per essere liberi di fronte a una chiamata del leader.

Nell'attesa che «il nodo lo sciolga il Pd», ripetono gli alfaniani in coro, nel partito si ammette che il governo Letta, così com'è, non va. «Serve un cambio di passo. O forse serviva...», ammette un parlamentare. Come a dire: Letta è già bruciato.

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