L'Umbria trema da mesi lo sciame scatena il terrore

RomaCerte equazioni levano il sonno. Sciame sismico uguale terremoto è tra le più inquietanti. Da noi la terra trema con regolarità, lo sappiamo bene. L'ultima scossa, magnitudo 2.3, è stata registrata all'1,50 del 28 maggio in provincia di Perugia, epicentro a Città di Castello. La zona è teatro di uno sciame sismico che dura ormai dal 20 aprile. Un'insostenibile tortura psicologica. Quattro giorni fa a Nocera Umbra scossa di magnitudo 3.6. Ad inizio maggio era stata la Sicilia a tremare, nella zona dell'Etna insiste uno sciame sismico. Il timore è che stia per arrivare quella grande di scossa. E poi c'è il caso de l'Aquila. Guarda caso, dopo un lungo sciame sismico arrivarono le scosse devastanti dell'aprile 2009. Lo scorso 13 aprile il giudice del tribunale de l'Aquila ha sentenziato che «il terremoto non era affatto imprevedibile» e ha condannato quattro tecnici per la loro «diagnosi rassicurante».
Chiediamo lumi al presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica, Stefano Gresta (nella foto), a un anno esatto dal terribile terremoto in Emilia. Terremoto che arrivò dopo un lungo sciame sismico. Ci si chiede se questo punto bisogna cominciare ad aver paura di tutte queste piccole scossette. Lui rassicura. «Evitiamo inutili allarmismi; non è affatto detto che a ogni sciame corrisponda una scossa devastante. Anzi. La storia dei terremoti dice che sono tanti gli sciami che non evolvono in terremoto: sono la maggior parte». Il problema è che in Umbria la gente ha paura, lo sciame sismico, 57 scosse, sembra infinito e in molti hanno deciso di lasciare le case. «Stiamo monitorando attentamente la situazione ma purtroppo non è possibile prevedere quello che succederà, ripeto che nella maggior parte dei casi lo sciame non evolve in un terremoto». Per Gresta non si tratta di un problema di tecnologie arretrate. «È un discorso prettamente concettuale - dichiara lo scienziato - l'energia rilasciata dai terremoti non è misurabile e non lo sarà mai. Ma in Italia siamo fortunati perché abbiamo una preziosa banca dati sulla storia dei terremoti». Dunwue più che di previsione si deve parlare di prpbabilità. «L'Ingv sta fornendo continue previsioni probabilistiche di lungo e breve termine - aggiunge -. Con le previsioni probabilistiche di lungo termine si possono identificare le aree dove avverranno i grandi terremoti del futuro. Di particolare rilevanza è la mappa di pericolosità elaborata da noi nel 2004 che fornisce lo scuotimento del terreno atteso nei prossimi 50 anni».
Tante, troppe scosse. Il nostro Paese è piuttosto inguaiato da questo punto di vista. «Se non è il più colpito poco ci manca - conclude il presidente del centro nazionale di geofisica e vulcanologia-. Peggio di noi in Europa stanno solo la Grecia e la Turchia. E questo è bene che la gente lo sappia per regolarsi. Del resto l'area del Mediterraneo è sempre stata a grande rischio idrogeologico. Diciamo però che le nostre scosse saranno più frequenti ma fanno molto meno danni di quelle turche che raggiungono spesso la scala di magnitudo 7». Nel frattempo, a un anno esatto dal terremoto che ha colpito un'area di 33 comuni, Cna Emilia Romagna ha tracciato un bilancio della situazione. Ne risulta una ricostruzione piuttosto avviata anche se complicata. Non è una situazione facile.

L'area colpita è un territorio ad elevatissima concentrazione demografica e produttiva: 540mila abitanti, 51mila imprese e 190mila addetti. Sul fronte delle imprese, oltre alle aziende colpite, vi sono quelle che hanno subito gli effetti del calo degli ordini. Il valore aggiunto perso a causa del sisma è di 3,1 miliardi di euro.

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