L'umiliazione di Fini: nessuno lo invita al ricordo di Almirante

Si lamenta con Donna Assunta per essere stato escluso dalle iniziative in memoria dello storico leader del Msi. Risposta gelida: l'ho deciso io

Giorgio Almirante con un giovane Gianfranco Fini
Giorgio Almirante con un giovane Gianfranco Fini

Gianfranco chi? Non parlerete mica di Fini? Succede a Montecitorio, dove a cent'anni dalla nascita si celebra Almirante e per l'ex presidente della Camera non c'è più posto: non ce l'hanno voluto. Eppure è stato l'ultimo segretario delle fiamma, è stato il delfino, è stato l'uomo che ha portato la destra al governo. Ma adesso, si deve essere detta Donna Assunta, che c'entra il «moderato» Fini con il mio Giorgio?
Fini ci ha provato fino all'ultimo. Ha aspettato, ha sperato, poi si è fatto coraggio e ha chiamato direttamente Donna Assunta, presidente della Fondazione Almirante. «Non ho ancora ricevuto l'invito e non capisco perché». E lei: «Te credo che nun l'hai ricevuto. Non te l'ho proprio mandato, ormai non fai più parte della nostra storia».
Fini non c'è, ma nella Sala delle Regina brilla anche un'altra assenza, quella di Laura Boldrini. Da Meloni a La Russa, da Alemanno a Gasparri, l'indignazione è grande tra gli ex «colonelli». Anche perché il posto vuoto della presidente della Camera stride parecchio con la lettera di saluto spedita alla fondazione dal capo dello Stato. «Giorgio Almirante è stata espressione di una generazione di leader di partito che, pur da posizioni ideologiche profondamente diverse, hanno saputo confrontarsi mantenendo reciproco rispetto, a dimostrazione di un superiore senso dello Stato che ancora oggi rappresenta un esempio».
E ancora: «Egli fu sempre consapevole che solo attraverso il riconoscimento dell'istituzione parlamentare e la concreta partecipazione ai suoi lavori, pur da una posizione di radicale opposizione rispetto ai governi, la forza politica da lui guidata avrebbe potuto trovare una piena legittimazione nel sistema democratico nato dalla Costituzione».
C'è pure il riconoscimento del «merito di aver saputo contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari» e di aver «dimostrato un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane». E c'è l'apprezzamento, per «il suo stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se spesso aspro nei toni».
L'omaggio di Napolitano, un onore delle armi rilasciato da uno stoprio avversario, viene molto ben accolto nella Sala della Regina. «La lettera del presidente della Repubblica - dice Gianni Alemanno - rappresenta un importantissimo riconoscimento istituzionale e democratico al valore di Almirante, ne prendano atto tutti quanti continuano a demonizzarlo. Ora, dopo le parole del capo dello Stato, diventa difficile non tributagli i giusti onori». Come ad esempio una strada a Roma, spiega l'ex sindaco.
Se per Napolitano ci sono applausi e ringraziamenti, lo stesso non si può dire per Laura Boldrini. Il presidente di Montecitorio viene accusata di scarsa ospitalità e di scorrettezza istituzionale. «Non si è presentata - si lamentano gli organizzatori della manifestazione - e non ha nemmeno sentito il bisogno di mandare uno dei vicepresidenti».
Insomma, la vicenda viene vissuta come uno schiaffo. Giorgia Meloni è inferocita. «È gravissima l'assenza della presidente - si sfoga - che non solo non ha ritenuto di far partecipare almeno un suo vice in rappresentanza dell'assemblea di Montecitorio, ma non si è neanche degnata di inviare un messaggio di saluto.

Per fortuna lo ha fatto il presidente della Repubblica, che a differenza della Boldrini sa cosa significhi rappresentare un'istituzione e sa anche chi era Giorgio Almirante». Maurizio Gasparri se ne fa una ragione: «Boldrini non ha portato il saluto al convegno su Almirante. Non ne era degna. Comunque ha sbagliato».

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