L'uomo che per mezzo secolo ha vissuto la vita di un altro

Nel 1964 un neonato viene rapito in ospedale, un anno dopo la mamma crede di riconoscerlo in un bimbo abbandonato. A 49 anni di distanza il Dna svela la verità

L'uomo che per mezzo secolo ha vissuto la vita di un altro

Una vita più una vita non fanno due vite. Fanno un enigma. Se fosse un film, lo si potrebbe intitolare Una vita di troppo. Ma essendo la pura e semplice verità, nessun titolo può spiegare come si senta oggi, a 49 anni, il bambino che visse due volte, l'uomo venuto dal nulla. Insomma, Paul Fronczak. Dei suoi 49 anni, 48 portano di diritto quel nome e quel cognome, però l'anno mancante è anonimo, un buco nero in una culla.
Andò così. Il 27 aprile 1964, in una nursery di Chicago viene rapito un neonato. Pare che a sottrarlo sia stata un'infermiera. Anzi, una donna che s'è fatta passare per infermiera, con tanto di camice e cuffietta. Il dolore dei genitori non riesce a ucciderli. Li ferisce a morte, ma non li ammazza. Fanno bene a resistere, e si meritano l'happy end che va in scena quasi un anno dopo. A Newark, nel New Jersey, quelli dell'Fbi trovano un bimbo abbandonato. Nessuno lo reclama, da quelle parti, è un figlio di nessuno. Qualcuno ricorda il caso di Chicago: che sia proprio lui il «kidnapped baby Paul»? Mamma e papà del rapito, subito contattati, sentono un brivido di speranza correre lungo la schiena, una scossa che ridà loro le forze. E quando amorevolmente esaminano i tratti del volto del fagotto che attende di conoscere il proprio destino, e si soffermano sulla conformazione delle orecchie, esultano: «That's my baby!!!», urla la signora Dora. Una madre non può sbagliare, e la prova del Dna è ancora fantascienza, nel 1968...
In quel momento, inizia la seconda vita di quel bimbo. Ha trovato una famiglia, ha trovato una casa, ha trovato un futuro. E per i 48 anni seguenti metterà fra parentesi il proprio anno mancante. Diventa un bel ragazzino, poi un bel giovanotto, poi un bell'uomo. Si sposa e si trasferisce nel Nevada. Diventa papà, e il suo pargolo, memore di quanto ha passato, non lo perde di vista un attimo. Le sue orecchie sono sempre fatte in quel modo particolare che gli è valso una mamma, un papà e tutto il resto. Soltanto, i suoi capelli non sono più biondi e folti. E sotto i capelli brizzolati, un rovello rimosso chissà quante volte torna ad alzare la voce, a urlare più forte di quanto urlò mamma Dora quella volta, abbracciandolo e scoppiando a piangere...
Paul non può far finta di non sentire. Non può continuare a essere se stesso ma anche un altro, due persone in un corpo. Una vita più una vita non fanno due vite. Fanno un enigma che deve ottenere risposta. E se la sua mamma e il suo papà fossero soltanto putativi? Se putacaso... Adesso la prova del Dna non è più fantascienza: è scienza. Così Paul si sottopone alla prova della verità. Non può dire bugie, non vuole dirle. A parlare per lui sono i geni. E i geni dicono «no». Dicono che Dora e Chester non sono i suoi genitori. «Cari mamma e papà - li chiama ancora così, e non potrebbe non farlo -, so che questa notizia è difficile per voi, eppure io vi amo e sarò sempre vostro figlio. Ma voglio scoprire la verità sulla mia identità», ha scritto Paul all'indirizzo che sappiamo.
Quarantotto anni dopo, un altro brivido è corso lungo la schiena di Dora e Chester. Un brivido di orrore. Hanno perso un figlio. Per la seconda volta. Di solito la vita dà e toglie. A loro ha soltanto tolto: prima il vero Paul, poi, quasi mezzo secolo dopo, l'altro Paul.


«Chi è Paul Fronczak?» è il titolo del profilo Facebook dell'ex trovatello. Vale per lui e vale per l'altro «lui». Ovunque sia, sulla Terra o altrove, sarà sempre il bimbo di Dora e Chester. E il fratello di un tale che si è preso la sua vita.

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