L'urlo delle imprese «Non faremo sconti al nuovo premier»

L'urlo delle imprese «Non faremo sconti al nuovo premier»

RomaGli imprenditori hanno deciso: non faranno nessuno sconto a Matteo Renzi. Niente attestati di stima preventivi per il premier incaricato. Vero che il suo governo è nato anche sotto gli auspici delle aziende, in particolare di Confindustria. Ma, viste le esperienze del passato e le delusioni più recenti, la prudenza è d'obbligo. Soprattutto per le piccole e medie imprese, che hanno altri interessi rispetto alle aziende rappresentate da Viale dell'Astronomia. Quindi: prima i fatti e poi, forse, gli applausi di quel mondo che rappresenta il 94% del tessuto produttivo, il 69% del fatturato nazionale e il 58,8% dell'occupazione del Paese.
La questione è emersa con la manifestazione decisa dalle cinque organizzazioni aderenti a Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti). Indetta quando c'era ancora il governo Letta, è stata confermata anche quando è caduto. Si terrà oggi a Roma, in Piazza del Popolo. Gli organizzatori si aspettano, fin dalle prime ore della mattina, decine di migliaia di imprenditori riuniti dallo slogan «Senza Impresa non c'è Italia». Da mezzogiorno gli interventi dei leader.
Prima manifestazione dell'era Renzi, carica di richieste che il premier non potrà ignorare una volta insediato a Palazzo Chigi. Spiega Marco Venturi, portavoce di Rete Imprese Italia e presidente di Confesercenti: «Un cambio di governo non può eliminare automaticamente il malessere nelle imprese che ha radici profonde. Basti pensare che solo nell'ultimo hanno chiuso 372 mila piccole e medie aziende». Il messaggio vale per tutti: per il governo, ma anche per il Parlamento.
«Il sistema fiscale sta opprimendo le nostre imprese, la base imponibile si erode e alla fine lo Stato incassa di meno. Bisogna che il governo si occupi anche della burocrazia che ha un costo rilevante». Temi che Renzi ha più volte affrontato. «Benissimo, non abbiamo pregiudizi. Se ci daranno risposte saremo felici, altrimenti - avverte Venturi - saremo su fronti contrapposti».
I rappresentanti delle Pmi non si sbilanciano sul nome del ministro che vedrebbero meglio al dicastero delle Attività produttive né, tantomeno, all'Economia. Ma spiegano che la qualità del governo Renzi la giudicheranno anche su alcuni segnali immediati.
«Tra poco entrerà in vigore il Sistri - ricorda segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli - e vedremo subito se il governo si occuperà delle piccole imprese o se seguirà altre logiche». Poi una «rimozione» da fare velocemente: «La responsabilità solidale degli appalti, che chiede ad appaltatore e subappaltatore di controllarsi a vicenda. Ma ci pensi lo Stato!», protesta Fumagalli. Altro banco di prova, la riforma del lavoro, «la più prociclica e sbagliata delle riforme recenti è quella del ministro Elsa Fornero, che ha reso più difficili le assunzioni proprio mentre il mercato del lavoro peggiorava». Su questi temi «le piccole imprese non possono aspettare un altro giro».
D'accordo il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. «Un cambio della guardia del governo può essere salutare solo se si danno risposte concrete e immediate alle nostre imprese stremate e disperate».

La speranza del commercio è che «il cambio di velocità annunciato» da Renzi «si traduca in quelle riforme economiche che possono salvare le nostre imprese». L'importante è che il 2014 non si trasformi in un altro «anno di transizione» e che il governo e la politica «mettono sul binario dell'alta velocità la nostra economia. Solo così potremo farcela».

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