Maroni ragiona già da leader e pretende le prime teste

L'ex ministro dell'Interno vede l'ex segretario per due ore in via Bellerio. Chiesta la sfiducia del segretario varesino. E Tosi si schiera con lui: "Lo voterei"

Maroni ragiona già da leader e pretende le prime teste

«Vedo Maroni perché me l’ha chiesto lui». Il semplice fatto che Maroni domandi e Bossi obbedisca dà la misura di come è già cambiata l’aria in casa Lega. Bobo dispone e gli altri si accodano. L’ex ministro vuole incontrare subito Bossi: appuntamento accordato. L’agenda dell’incontro è fissata dallo stesso ex inquilino del Viminale: trasparenza nei conti del partito e rilancio in vista delle amministrative.
Ha voglia Matteo Salvini a organizzare per martedì 10 a Bergamo una «riunione autoconvocata per abbracciare Bossi». Ha voglia Manuela Dal Lago, «traghettatrice» del partito verso il congresso con Maroni e Calderoli (ma assente ieri pomeriggio al vertice di via Bellerio), a puntellare il Senatùr che «con qualunque ruolo non può non esserci nella Lega». L’uomo forte è ormai Roberto Maroni. Quello che giovedì pomeriggio, davanti allo sbigottimento generale per le dimissioni di Bossi, aveva garantito che al congresso l’avrebbe rivotato. E che ieri ha mandato avanti uno dei suoi luogotenenti più fidati, Flavio Tosi, a chiarire il senso di quell’abbraccio: «Visto il suo gesto di nobiltà assoluta, per il bene della Lega, non credo che Bossi si ricandiderà - ha detto il sindaco di Verona - per il successore, credo sia normale andare verso la persona che ha maggiore consenso. Io voterei Maroni».
Ed è già partita anche la resa dei conti all’interno del Carroccio. I maroniani infatti vogliono la testa del segretario provinciale di Varese, Maurilio Canton, eletto poche settimane fa dal «cerchio magico bossiano» in un congresso burrascoso e contestato. Dieci dei 16 componenti del direttivo provinciale chiederanno alla prossima riunione di sfiduciare Canton che l’altro pomeriggio ha partecipato al presidio di via Bellerio a favore di Bossi insultando Maroni. Nulla è ancora formalizzato, la battaglia interna è annunciata in una lettera spedita al segretario lombardo Giancarlo Giorgetti, ma l’episodio la dice lunga sul clima che si prepara nel Carroccio. Il faccia a faccia di ieri è durato un’ora e mezzo. Erano presenti lo stesso Giorgetti e il secondo dei triumviri leghisti, Calderoli. All’uscita è Maroni, non gli altri, a sintetizzare l’esito del vertice: «Diciamo che riprende l’iniziativa politica della Lega a partire già dalla prossima settimana. Abbiamo fatto il punto della situazione e discusso delle prime iniziative da prendere dopo Pasqua. Ci sarà in primo luogo la riunione del comitato amministrativo della Lega e poi ci metteremo al lavoro sulle iniziative politiche del movimento per garantire la trasparenza finanziaria dei partiti».
La linea è chiara, ed è quella dettata proprio da Maroni che pone avanti a tutto la chiarezza sui conti della Lega. I militanti non tollerano che il loro partito sia uguale agli altri e Maroni batte su questo. I bilanci saranno certificati da una società esterna e il Carroccio si muoverà perché le regole del finanziamento pubblico siano modificate radicalmente e in tempi stretti.

La trasparenza e la diversità leghiste saranno il cavallo di battaglia anche nell’imminente campagna elettorale, dove un maroniano «doc» come Tosi si gioca molto più che la riconferma a sindaco di una città di provincia come Verona.

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