Come al solito, anche stavolta la gente non ha capito niente. Non solo perché nessuno si è preoccupato di fornirle spiegazioni, ma perché gli italiani, davanti ai bizantinismi della politica, provano un senso di nausea e voltano la faccia dall'altra parte. Il problema tuttavia merita quantomeno di essere inquadrato. Avevamo un governo flaccido (presieduto da una brava persona, Enrico Letta), né migliore né peggiore di quelli precedenti. Tirava a campare con qualche infamia e poche lodi.
Sarebbe probabilmente andato avanti a vivacchiare se non fosse scoppiato il caso sollevato da Alan Friedman col suo libro Ammazziamo il gattopardo (100mila copie in quattro giorni), che racconta le porcate commesse dai vertici dello Stato e dintorni. Ciò ha costretto lorsignori a inventarsi un diversivo per far sì che i cittadini pensino ad altro, secondo il principio che chiodo scaccia chiodo. Cosicché il povero Matteo Renzi, non appena impadronitosi della segreteria del Pd, è stato spinto a mobilitarsi allo scopo di sfrattare Letta da Palazzo Chigi, insediarsi al posto suo e confondere le acque.
D'altronde se si fosse adagiato sulla poltrona di democratico numero uno, senza nulla fare se non litigare con i compagnucci, il popolo di sinistra fra sei mesi avrebbe detto: ma che fa 'sto «bimbo» fiorentino oltre a concionare? E Matteo sarebbe andato incontro al declino, accusato di essere il solito fanfarone buono a nulla.
Alcuni babbei continuano a sostenere che l'Italia fosse bisognosa di un premier eletto dal popolo, e che pertanto il signorino sindaco avrebbe dovuto chiedere il voto anticipato. Immane bischerata. La nuova legge elettorale è stata concordata tra Renzi e Berlusconi, ma, non essendo stata approvata dal Parlamento, ancora non c'è. Si sarebbe perciò andati alle urne col proporzionale di memoria andreottiana, immaginate con quale risultato: un gran casino, nessuna maggioranza, governabilità zero. Ipotesi da scartare. Rimaneva l'alternativa di licenziare Letta e di sostituirlo col ragazzo Matteo nella speranza che questi, non essendo grullo, sia in grado di incantare i serpenti che strisciano a Montecitorio e a Palazzo Madama, imponendo loro - mediante ipnosi e con la collaborazione del Cavaliere - di riformare la legge elettorale, correggere il titolo V della Costituzione ed eliminare il Senato.
Se l'operazione riuscisse, in un Paese anchilosato quale il nostro, per Renzi sarebbe un trionfo. Il nuovo premier avrebbe poi buon gioco a persuadere i suoi, e gli altri, a dargli fiducia per la prossima legislatura. Che cos'altro poteva fare? Rimanere congelato nel frigidaire della segreteria Pd a litigare con Gianni Cuperlo e Pippo Civati? Attendere il decesso per cause naturali di Letta? Assistere alla rumorosa giubilazione di Giorgio Napolitano? Subire ulteriormente i morsi della crisi economica, tutt'altro che superata, benché l'Istat manifesti ottimismo per qualche decimale col segno più?
Siamo realisti. Matteo tra una sicura morte lenta e un tentativo azzardoso di cavalcare la tigre, ha optato per il rischio di essere sbranato dalla belva: o la va o la spacca. Ha fatto bene? Forse no. Ma non poteva agire diversamente. Se la fortuna lo sorregge come è successo finora, egli avrà perfino l'opportunità di tagliare la spesa folle dello Stato e di ridurre le tasse sulle imprese, incentivando la produzione, i consumi e l'occupazione. Ma per realizzare un piano similmente ambizioso serve coraggio, ciò che a un monellaccio toscano, incosciente quanto ambizioso, non dovrebbe mancare. Se poi andrà male, pace amen: conciati come siamo, sarebbe sciocco temere di toccare il fondo, dato che lo abbiamo raggiunto da un pezzo. Confidiamo nell'effetto rimbalzo.
Mentre scriviamo, diamo un'occhiata alle indiscrezioni circa la composizione del nuovo governo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.