Il medico di famiglia adesso è internet. Ma sbaglia le diagnosi

Sempre più pazienti (ma anche dottori) cercano on line le terapie. Che spesso sono piene di errori

Il medico di famiglia adesso è internet. Ma sbaglia le diagnosi

Fino a pochi anni fa nessuno si sarebbe immaginato di poter consultare periodicamente la «rete» per conoscere il significato di particolari sintomi fisici. Oggi, invece, lo fanno quasi tutti, al punto che per qualcuno internet sta progressivamente sostituendo la figura del medico di famiglia. Ma è un grave errore, perché un recente studio conferma che i dati medici accumulati online sono spesso fuorvianti, se non del tutto sbagliati.

Il riferimento è in particolare a Wikipedia, la famosa enciclopedia online, in voga dal 2001, e pubblicata in 285 lingue. La ricerca condotta dagli esperti della Campbell University, negli Usa, evidenzia che il 90% delle voci mediche contenute in Wikipedia è inesatta. Il motivo? Le incursioni continue degli utenti che, liberi di poter contribuire all'approfondimento dei vari argomenti, finiscono con il fornire indicazioni prettamente mediche appannaggio dei luminari; e le compagnie farmaceutiche, accusate di cancellare vari dati relativi agli effetti collaterali di determinati medicinali.

«Ricercatori e persone comuni non dovrebbero utilizzare l'enciclopedia online come risorsa primaria - spiega Robert Hasty, a capo dello studio - perché gli articoli riportati non passano attraverso il regolare controllo cui sono sottoposti, per esempio, i pezzi destinati alle più importanti riviste mediche». Wikipedia da prendere con le pinze, dunque, tenuto conto del fatto che praticamente tutte le malattie e relativi sintomi sono citati, per un totale di almeno 20mila voci dedicate alla salute. Si è giunti a questo risultato analizzando i dati concernenti patologie come il diabete, il tumore ai polmoni, e il mal di schiena. E verificando molte incongruenze relative, per esempio, alla somministrazione di antidepressivi ai più piccoli o alle modalità di diagnosi dell'ipertensione. In tutti i casi c'è il rischio di giungere in ritardo a una diagnosi o creare inutili allarmismi.

Chi è malato, o pensa di esserlo, deve quindi rivolgersi al medico di fiducia. Il problema è che spesso sono gli stessi dottori a interrogare la «rete». Risulta che almeno il 70% degli specialisti lo faccia. «I medici, ma anche gli studenti di medicina, dovrebbero evitare di consultare Wikipedia per superare i propri dubbi - dice Hasty - considerato che in certi casi il fenomeno può avere implicazioni cliniche importanti». Piuttosto sarebbe utile che contribuissero a sfatare certi luoghi comuni e a correggere loro stessi le voci «traballanti», si legge sul Journal of American Osteopathic Association.

Cosa da non sottovalutare se si pensa che nei Paesi civilizzati la paura di essere malati, l'ipocondria, è sempre più diffusa e con essa la spinta a utilizzare un servizio semplice, veloce, che promette una diagnosi rapida e sicura, senza avere i requisiti per farlo. Almeno una persona su dieci si crede malata senza esserlo, e il fatto di consultare internet può farla ammalare veramente, non della patologia temuta, ma di una sorta di nevrosi legata all'ossessiva attenzione per il proprio corpo. Lo dimostra anche il recente film Supercondriaque, che ironizza su un disagio che in alcuni casi richiede un sostegno psicoterapeutico.

L'attendibilità di Wikipedia va valutata con attenzione anche perché, con l'allungamento della vita media, sempre più persone fanno uso di farmaci e spesso consultano la Rete per avere informazioni.

Secondo l'Aifa ogni italiano prende ogni giorno almeno un farmaco essenziale (della cosiddetta fascia A); e gli anziani arrivano a prenderne in media 11 al giorno. Anche se, in generale, si sta sempre peggio. I dati, infatti, affermano che l'aspettativa di vita sana alla nascita sia in costante calo, passata dai 68,7 anni del 2004, ai 62,1 anni del 2012.

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