Meloni a caccia di anti Monti mette in crisi gli ex An

RomaDati i nomi, ora c'è da redigere un programma. E questo vale per tutti, dai candidati fantasma, quelli che si sono segnati a via dell'Umiltà come aspiranti premier ma che mai raggiungeranno le diecimila firme per convalidare la partecipazione, ai i «big» della corsa alle primarie del Pdl, Alfano compreso. Trovare una linea condivisa è infatti un problema anche, e forse soprattutto, per la squadra del segretario del partito. A complicare l'unitarietà è la candidata più giovane dell'elenco, l'agguerritissima Giorgia Meloni.
Il numero degli sfidanti di Alfano intanto ha raggiunto quota 20, anzi 19, perché Alessandra Mussolini ha fatto un passo indietro. E a via dell'Umiltà non si nasconde il nervosismo.
«Un candidato alle primarie che non trovi cinque, dico cinque consiglieri comunali che gli autentichino le firme, può pensare di candidarsi a governare l'Italia?», domanda la responsabile Propaganda Laura Ravetto. Con un comunicato congiunto, Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri hanno invitato ieri tutti i concorrenti, pur nel «rispetto» di ognuno, a un «piccolo esame di coscienza». I competitor meno quotati però danno battaglia: «Cicchitto, Gasparri e La Russa servono per i nuovi (parlamentari, ndr) - ironizza l'immobiliarista e finanziere Alessandro Proto - Altrimenti chi ti indica dove sono i cessi di Montecitorio?».
Al di là di volti vecchi e volti nuovi, c'è un'interferenza condizionante negli schieramenti delle primarie, ovvero il fattore Monti. La dirigenza del partito sta con Alfano, ma all'interno dello stato maggiore le posizioni sulla politica del premier sono piuttosto discordanti. C'è tutta un'ala filo-Monti, guidata tra gli altri dall'ex ministro degli Esteri Franco Frattini. E poi c'è un'altra parte del Pdl che strapperebbe ben volentieri con il governo tecnico. Sono gli ex An soprattutto a spingere per l'autonomia del centrodestra dal professore. Giorgia Meloni fa del no a Monti e del rinnovamento su larga scala il suo cavallo di battaglia. Lei, che non ha nulla da perdere, le cose le scrive senza remore su Twitter: «Non basta che si dica si a Monti a patto che non ci sia la sinistra. Anche se ci fossero Fini, Casini e Montezemolo il mio resta un no». L'ala montiana dei filo-Alfano spera quindi che proprio l'intransigenza della giovane Giorgia spinga gli ex colonnelli di An ad avvicinarsi alla posizione più mite, una proposta politica che vorrebbe incalanarsi in pieno nella corrente del Partito popolare europeo. La mossa della ex mascotte di Alleanza nazionale ha spiazzato prima di tutto i suoi vecchi compagni di partito. «Non condivido la sua candidatura», ha chiarito ieri Ignazio la Russa. In generale, ha detto, «alcune candidature non mi sembrano per vincere, ma per frammentare».
L'altra anima del Pdl in difficoltà è quella giovanile. Meloni viene da lì, è stata coordinatrice della Giovane Italia fino all'estate. La scorsa settimana alcuni militanti romani hanno distribuito a via del Corso torte di gomma da tirare in faccia ai manichini del governo tecnico.

Ma il presidente dell'associazione giovanile, Annagrazia Calabria, è certamente con Alfano e non con la Meloni. A Pisa, invece, il presidente provinciale e il leader di Azione universitaria sono tra i promotori di un neonato comitato pro-Meloni.

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