Ore 19,41 di ieri: parte l'ultimo tweet di Enrico Mentana @ementana: «Un saluto finale a tutti».
Dopo 1.400 tweet, 312.519 follower (tra i quali anche chi scrive...) e - come conviene ai tipi vip - appena 134 following, il direttore del TgLa7 ha detto basta. Basta agli attacchi, le battutacce e gli insulti del social più asociale che esista. Se scelti bene, 140 caratteri possono massacrati l'Ego e l'equilibrio mentana...
Mentana se ne è andato da Twitter, raro caso di autodefollowing da crisi di nervi, il peggiore dei seppuku telematici. E perché l'ha fatto? Perché - come aveva risposto qualche minuto prima di sbattere la porta a chi gli faceva notare che se la stava prendendo troppo per «due battute» - «Non mi arrendo davanti a due battute. In un anno non ho mai bannato nessuno. Ma se il bar che amate si riempie di ceffi, cambiate bar. O no?».
Anche no.
Sta il fatto, questa è cronaca, che Mentana ieri sera dopo una giornata digitalmente pesante, piena di battibecchi, discussioni, qualche parola pesante, ha mandato a quel paese tutti gli avventori, quelli simpatici e quelli meno simpatici, è uscito dal bar ed è tornato a casa sua, cioè a La7, in televisione, dove, a differenza dei bar, se stai al di là dello schermo, parli e basta, senza dover ascoltare nessuno. L'opposto di Twitter insomma.
Comunque, anche qui per la cronaca, il primo a tentare di chiamare indietro Mentana è stato Beppe Severgnini @beppesevergnini (401.846 Follower, 201 Following): «No @ementana, non mollare! Perché lasciare un bel posto come Twitter e darla vinta a pochi cafoni, predoni, mattocchi e troll?».
Del resto, Mentana (che nelle settimane scorse, impeccabile in tv, su Twitter era incorso in un paio di incidenti: la falsa morte di Fabri Fibra, un sottosegretario dato per sicuro ma mai nominato...) ad andarsene ci ha pensato tutto il giorno, quando ai suoi «cafoni, predoni, mattocchi e troll» ha cinguettato, in sequenza: «Il numero di tizi che si esaltano a offendere su Twitter è in continua crescita. Calmi, tra poco ce ne andremo, così v'insulterete tra di voi»; «Resterei se ci fosse almeno un elementare principio d'uguaglianza: l'obbligo di usare la propria vera identità. Strage di ribaldi col nickname»; «Curioso: gli argomenti usati dai difensori dell'anonimato su Twitter son gli stessi addotti dai massoni per giustificare le logge coperte...»; e infine: «Io non impongo, lascio».
E infatti ha lasciato.
Il mondo social se ne farà una ragione? Mah...
Una curiosità: il secondo tweet in assoluto del giornalista di La7, il 16 maggio 2012, fu: «C'è su twetter (sic) un finto Enrico Mentana. Che devo fare per toglierlo di mezzo?». Subito dopo si mise a discutere con un certo Pasky1975 che lo accusava di dare notizie distorte...
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