RomaConsumi ancora in calo e pensioni oggi già basse, che in prospettiva - se l'economia italiana non mette il turbo - rischiano di diventare insostenibili. Dagli osservatori più importanti del Paese, l'Istat e l'Inps, continuano ad arrivare segnali poco incoraggianti.
Per l'istituto di statistica nel 2013, la spesa media è tornata indietro ai livelli di dieci anni fa. In un solo anno il calo è stato del 2,5% attestandosi a 1.989 euro. Segno che le famiglie si stanno adeguando a una minore disponibilità di reddito, mettendo in atto delle «strategie di contenimento» persino sulla spesa per gli alimentari. In termini assoluti per il cibo le famiglie hanno speso 461 euro, contro i 468 del 2012, con un diminuzione significativa per la carne, meno 3,2% in un solo anno. In sostanza si riduce la qualità dei generi alimentari acquistate dalle famiglie italiane.
In calo tutti i generi non alimentari. Abbigliamento e calzature (-8,9%), tempo libero e cultura (-5,6%) e anche le comunicazioni (-3,5%). Il Trentino-Alto Adige, in particolare la provincia di Bolzano, è la regione con la spesa media mensile più elevata (2.968 euro), seguita dalla Lombardia (2.774 euro). Fanalino di coda, anche nel 2013, la Sicilia, con una spesa media mensile di 1.580 euro (circa 1.400 euro inferiore a quella del Trentino-Alto Adige).
Per quanto riguarda la previdenza, ieri il commissario dell'Inps Vittorio Conti ha presentato la relazione e il rapporto 2014. Confermate le caratteristiche della previdenza italiana. Il 43% dei pensionati italiani, pari a 6,8 milioni, riceve meno di 1.000 euro lordi e 2,1 milioni (13,4%) percepisce meno di 500 euro. Cifre che si spiegano con gli assegni di vecchiaia, in particolare in agricoltura e tra le donne, cioè nelle categorie che hanno una contribuzione bassa e per poco tempo.
La novità della prima relazione di Conti è lo spazio che il nuovo commissario ha riservato all'importanza della previdenza complementare e alla destinazione del Trattamento di fine rapporto ai fondi pensione, grazie ai quali le pensioni future potranno migliorare «da 14 a 19 punti percentuali». Sottinteso, solo con una forte previdenza complementare, i futuri pensionati avranno delle rendite decenti. E, visto che non si possono aumentare ancora i contributi, non resta che attingere ancora al Tfr, spingendo i lavoratori a scegliere i fondi.
Le carriere di lavoro oggi sono discontinue. Il rischio è che le pensioni bassissime, oggi riguardano fasce di popolazione che hanno effettivamente lavorato per brevi periodi o con redditi molto bassi, diventino la norma. «Carriere troppo brevi, discontinue hanno generato dei flussi di pensione che non sono adeguati», ha spiega Conti.
Ora serve «lavoro stabile o flessibile ma non precario», per «garantire al contempo sostenibilità finanziaria e adeguatezza dei sistemi previdenziali».
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