Politica

Il metodo anti-Silvio: due pesi due misure

Nella comunità del Mugello si commettono violenze da 35 anni, ma lo scandalo passa sotto silenzio. A Milano la procura è occupata a stabilire se il Cav ha fatto sesso con Ruby

Rodolfo Fiesoli indagato del Forteto dal trubunale di Firenze
Rodolfo Fiesoli indagato del Forteto dal trubunale di Firenze

Ci fosse stato di mezzo un prete, in una vicenda grave anche la metà del Forteto, sarebbe caduto il mondo. Pedofilia, omosessualità, sfruttamento del lavoro minorile, maltrattamenti fisici e psicologici: nella comunità del Mugello si commettono da 35 anni violenze inaudite. Indagini penali e una commissione regionale d'inchiesta bipartisan hanno rivelato le coperture della politica, della cultura, dell'intellighenzia fiorentina, della magistratura minorile, dei servizi sociali. Per decenni il silenzio ha regnato sullo scandalo del Forteto.
A Milano la Procura è occupatissima a stabilire se Silvio Berlusconi abbia fatto sesso con una ragazza minorenne: anni di indagini, montagne di intercettazioni, arresti per induzione alla prostituzione, pesanti richieste di condanna, una quantità di denaro pubblico speso. Nulla di tutto questo è avvenuto a Firenze davanti a reati molto più documentati lungo un arco di tempo assai più lungo, vicende raccapriccianti che hanno distrutto la vita di bambini affidati a un uomo che aveva promesso di restituire loro la vita violata nelle famiglie d'origine.
A Vicchio del Mugello, dove nacquero Giotto e il Beato Angelico e dove - nella frazione di Barbiana - don Lorenzo Milani avviò l'esperienza educativa cui il Forteto dice di ispirarsi, l'orrore è stato prodotto e coperto dall'ideologia. Una «comune» post-sessantottina che abolisce la famiglia e la sostituisce con la «coppia funzionale» priva di affetti e slegata dalla «materialità», dove tutto è in comune, dagli abiti alle telefonate ai letti tranne che per il Profeta e i suoi concubini che devono praticare liberamente l'omosessualità come terapia per superare i traumi familiari. Una cooperativa finanziata dagli enti pubblici, diventata il fiore all'occhiello della sinistra che vi portava in passerella i «vip» del partito. Editori di prestigio, come il Mulino, che pubblicano pensosi saggi sulla bontà dei sistemi educativi della comune-modello. I discepoli di don Milani (il sacerdote era morto nel 1967 senza vedere lo scempio dei suoi insegnamenti) che hanno sempre considerato il Forteto come parte dell'eredità di Barbiana. I prodotti della fattoria biologica che spopolano sugli scaffali delle coop come esempi di produzione etica ed ecosostenibile. Un vasto mondo politico-intellettuale che addita la comunità come una sana utopia realizzata. «Una scelta sgombra di pretese teoriche e ideologiche - si legge ancora oggi sul sito della senatrice pd Vittoria Franco, che più volte ha presentato al Senato i libri del Forteto - le cui parole chiave erano: vita comune, condivisione della cassa, della casa, delle automobili, dei mezzi di produzione, delle responsabilità». Chiedere conferma di questo paradiso terrestre ai minori costretti ad avere rapporti omosessuali con i genitori affidatari.
E la magistratura? Il giorno stesso in cui tornò al Forteto dopo il carcere nel 1979, il fondatore Rodolfo Fiesoli ebbe in affidamento un bambino down dal presidente del tribunale dei minori di Firenze, incrollabilmente certo che le indagini a carico del Profeta fossero infondate perché il Forteto era una comunità «accogliente e idonea». Per 30 anni, in un silenzio complice, il tribunale ha continuato a spedire minori sul Mugello e giudici minorili divenuti amici di Fiesoli hanno frequentato abitualmente la comunità considerando le condanne «errori giudiziari».
A Milano, con Berlusconi, vige un altro sistema. Lui vorrebbe passare per il protagonista di «Pretty woman» ma Ilda Boccassini vede un altro film, mentre in Toscana il vasto pubblico radical-chic applaude la versione infernale delle «120 giornate di Sodoma». Tuttavia i bambini abusati al Forteto non sono i protagonisti di una «fiction». E ce ne sono ancora cinque in affidamento ai compagni del Profeta.

di Stefano Filippi

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