Roma - Scisso in impotenti potentati personali, dilaniato tra ansie moderne e riflessi conservatori, l'anima originaria del Pd scende in piazza a Bologna in difesa della Costituzione, ora minacciata dal piddino Enrico Letta che siede al governo assieme ad Alfano (Pd-più-elle). Mentre il sindaco Pd Matteo Renzi non tralascia di ricordare all'«amico Letta» che venga approvata al più presto la legge sullo «ius soli: chi nasce in Italia deve essere cittadino italiano». Legge che farebbe chiudere baracca e burattini al governo.
Chi tace, con il senno dell'oggi e conoscendo i suoi polli, è l'organizzatore designato della ciurma: Guglielmo Epifani. La direzione di domani sarebbe il primo passo verso un congresso che da ottobre è già slittato alla chetichella «entro l'anno», ma potrebbe continuare a scorrere anche un pochino più in là, con sforzo minimo, se le cose si mettessero bene o male, a seconda dei punti di vista. Che cambiano in maniera vorticosa e sempre abbastanza bellicosa.
Prendiamo i nomi in lizza per la segreteria: Epifani non ci pensa ma potrebbe prorogarsi, Chiamparino pagherebbe caro (anche per lo stipendio) l'essere testa di legno di Renzi, Cuperlo è già azzoppato come «candidato di D'Alema, il più lesto a mettere in pista il suo cavallino» (così ironizza Civati, candidato che vorrebbe, «per una volta, correre alla pari e non che sia già stabilito chi vince il congresso»). Ma il vincitore presunto c'è già, il Renzi atteso come un Messia, se non fosse che sul più bello va a prendersi il caffè con Briatore, rinfocolando nel partito malumori e dicerie su una piacioneria non abbastanza anti Cav.
In particolare, l'abboccamento con un amico storico di Berlusconi, fosse pure casuale, non mancherà di influire nelle personali fortune renziane (date in calo di cinque punti nei sondaggi). Gli arci-nemici del Cav si vanno organizzando e, fosse pure casuale, già la Rosy Bindi (ieri in piazza a Bologna) parla di «movimento prodiano», pronto a «rimettere in pista il progetto del centrosinistra», come torna a chiedere Nichi Vendola (anche lui in piazza) dopo le ultime esagerazioni grilline. L'insofferenza per le larghe intese è tale che gli strali della Bindi colpiscono direttamente Letta: «Pensi alla crisi e lasci stare la Costituzione».
Almeno per ora, son cani che abbaiano ma non mordono. I giochi veri si svolgono su altri tavoli, mentre quelli del Pd sembrano più che altro operatori. La battaglia congressuale «sarà bella se ci sarà Renzi...», auspica Civati. Guardingo sui sommovimenti in corso: «...Però vediamo prima di tutto se ce lo fanno fare il congresso, e quando».
Se Renzi cerca di fare acquisti di peso sul fronte degli amministratori locali, immaginando di entrare in campo come leader e aspirante premier, da Fioroni in su lavorano a separare le due figure. «Scindere l'elezione del segretario da quella del premier ha senso se si cambia la platea con la quale li eleggi», spiega il capo uscente (forse rientrante?) dell'Organizzazione, Nico Stumpo.
L'ultima furbata parrebbe una consultazione tra iscritti e registrati via web, alla Grillo, per il segretario e una classica primaria per il premier.
Forse è anche per questo che, alle pressioni renziane per mettere un suo fedelissimo all'Organizzazione, Luca Lotti, il segretario Epifani pare non abbia neppure risposto. Deciderà in libertà. Il bersaniano Stumpo però un po' se l'è presa: «Non so perché Renzi ha chiesto la mia testa». Ce l'avesse, chiaramente non saprebbe che farsene.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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